Si valuta per migliorare
Una scommessa sul futuro delle scuole. Così si racconta il libro “La dimensione territoriale del miglioramento: una sfida solidale” di Tecnodid Editrice, stampato alcune settimane fa a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna[1]. Le tre parti del libro ruotano intorno ad un’idea chiave: il miglioramento delle scuole non è affare privato di ciascuna singola istituzione scolastica, ma ha una dimensione sociale, solidale e di rete.
Il Piano di Miglioramento (PdM) rappresenta il “secondo tempo” del film SNV, dopo il primo tempo dell’Autovalutazione e in attesa del terzo tempo della Rendicontazione sociale, come previsti dal DPR 80/2013. Il miglioramento, nel sistema italiano, è il principale obiettivo della valutazione: per il nostro SNV valutare serve per migliorare, non per fare classifiche, pure legittimamente perseguite da qualcuno. Parlare di miglioramento significa parlare di futuro perché, partendo dalle criticità che ciascuna scuola sperimenta, viene richiesto di uscire dalle routine per ideare pratiche professionali innovative.
La dimensione sociale e solidale di questo miglioramento è indagata in modi differenti nelle tre parti del libro.
La lettura dei Piani di Miglioramento
La prima parte presenta un progetto di ricerca-azione realizzato in Emilia Romagna, che ha comportato la lettura di tutti i PdM delle scuole, svolta da 66 docenti “osservatori”, provenienti da tutti gli ambiti territoriali creati in quella regione in seguito alla legge 107 (comma 66). Pur se limitata agli aspetti solo documentali (si è esaminato il progettato, non l’agito), la ricerca mostra risultati interessanti. La qualità di questi documenti appare maggiore nel primo ciclo rispetto al secondo ciclo; la maggioranza delle scuole non ha utilizzato in toto il format Indire, ma si è liberamente ispirata ad esso; il monitoraggio e valutazione dei risultati dei PdM appaiono punti deboli, ma qui primeggiano gli istituti professionali (una bella rivincita per queste scuole, magari con esiti condizionati dalle caratteristiche dell’utenza, ma che sono spesso scuole all’avanguardia nell’innovazione e progettazione).
Fare rete nel territorio
Il PdM è un documento a formato libero lasciato all’autonomia della scuola: non è assente il rischio che difficoltà interne, “cultura dell’adempimento”, emergenze continue in cui lavorano i dirigenti scolastici, lo riducano ad un passaggio formale o ad una collezione di progetti magari già esistenti. Questi 66 docenti sono stati una piccola task-force distribuita sul territorio regionale a servizio delle scuole, che, insieme ad una cinquantina di dirigenti scolastici dei nuclei di supporto provinciali e ai dirigenti tecnici, ha poi disseminato per tutte le scuole i risultati della ricerca e la buona pratica dell’analisi del proprio PdM. La griglia di analisi dei PdM (in appendice) viene lasciata alle scuole per riflettere insieme sui propri piani. No one left behind viene dichiarato nel libro: nessuna scuola lasciata da sola ad affrontare i propri problemi.
I punti caldi del miglioramento
Questo passaggio introduce alla seconda parte del libro, che riporta le esperienze di 19 reti per il miglioramento. I fondi della legge 440 in due a.s. successivi sono stati infatti quasi interamente orientati alla continuità biennale dei progetti di alcune reti di scuole. Le scuole hanno lavorato sui “punti caldi” del RAV, dal significato di competenza agli esiti a distanza (anche quelli tra I e II ciclo), all’uso delle prove standardizzate per riprogettare la didattica, all’inclusione. Dai racconti emerge che la modalità di lavoro in rete non è stata priva di criticità[2], ed è spesso ancora allo stato germinale; tuttavia il lavoro svolto tra i docenti di scuole diverse, tra loro vicine, anche di diverso ordine e grado, ha portato in vari casi a quell’ampliamento di orizzonti da cui nasce il lavoro comune.
L’apprendimento organizzativo a scuola
La terza parte del libro raccoglie due contributi di tipo sistemico. Il pezzo sull’apprendimento organizzativo esplora una dimensione poco frequentata dei processi di miglioramento. Una scuola non può crescere, se non insieme. L’ottica della scuola come organizzazione complessa, di servizio alle persone e fondata su comunità professionali, appare importante per la consapevolezza di quella cultura organizzativa che fonda valori, identità e pratiche di lavoro delle scuole. Il lavoro dei docenti si sviluppa tra legami “forti” (con gli studenti e le discipline) e legami “deboli” (con i colleghi e l’organizzazione), ed è chiamato a passare da una iniziale visione individuale ad una dimensione di dialogo professionale, in cui l’autonomia è lo strumento attraverso cui il corpo docente collegialmente esprime la tecnicalità delle proprie scelte didattiche, come strutturato d’altra parte nella stessa normativa e contratto.
Le visite “esterne” dei NEV come feedback per il miglioramento
Qual è il rapporto tra autovalutazione e “visite esterne” dei NEV (Nuclei esterni di valutazione)? Ne parlano in un saggio a più mani Davoli, Migliori, Cerini. Sulle visite esterne alle scuole sono già presenti in letteratura i “diari di bordo” dei valutatori[3], ma il contributo dei tre citati dirigenti tecnici dell’Emilia Romagna appare il primo tentativo di fornire elementi di valutazione più sistematici anche basati su dati, in attesa che Invalsi presenti gli esiti nazionali complessivi. I nuclei di valutazione esterna sono entrati nel merito delle prassi di lavoro, senza limitarsi a notarili conferme dell’autovalutazione svolta dalle scuole, ma anche senza comportamenti investigativi e censori: per questo sono stati in genere percepiti dalle scuole come opportunità per il proprio miglioramento.
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[1] Disponibile on line all’indirizzo http://istruzioneer.it/wp-content/uploads/2017/12/La-dimensione-territoriale-del-miglioramento.zip.
[2] Sulle modalità di lavoro delle reti è in corso una specifica ricerca dell’USR con l’Università di Bologna.
[3] Ad es. l’articolo di Cavadi su Rivista dell’Istruzione n. 5/2016, l’articolo di Da Re su Scuola7, il contributo di Davoli nel testo “Per una valutazione delle scuole oltre l’adempimento” di Franco Angeli