Pensare non è privilegio per pochi
Se volessimo utilizzare una prima domanda di senso sull’introduzione o meno di una disciplina nuova all’interno di un curricolo scolastico, dovremmo partire dalla compatibilità tra il profilo di competenze culturali e professionali dello studente in uscita dal percorso scolastico e i nuclei concettuali fondanti la stessa disciplina.
Sarebbe in questo caso evidente come proprio il concetto di competenza, così familiare nel contesto pratico-operativo del regno della téchne, invochi con forza il ricorso alla filosofia, così come Platone fa dire a Socrate nel VI Libro de La Repubblica con la similitudine della nave: “è da stolti pensare che l’arte del pilota si acquisisca semplicemente prendendo il governo della nave. Il pilota competente sa che ci si deve preoccupare dell’anno e delle stagioni, del cielo e degli astri… anche se viene trattato come un inutile chiacchierone con la testa fra le nuvole”. La competenza, proprio per il suo carattere pratico sociale, postula il pensiero critico che la filosofia implementa: mettere insieme le diverse cognizioni, soppesarle, metterle alla prova, ricercare il fondamento di una presa di posizione, superare la superficialità delle opinioni, dare direzione alla ricerca…
La filosofia, una bussola tra il fare e l’agire
La filosofia ricompone le divisioni inesistenti nella realtà tra discipline speculative e discipline pratiche, perché orienta a rispondere alle tre domande che Kant poneva a se stesso: Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare?
La filosofia, già esperta nell’indagare gli statuti epistemologici delle discipline, offre una bussola formativa tra il fare (acritico?), se pure tecnologicamente avanzato, e l’agire politico da cittadini competenti.
L’apprendimento della filosofia sviluppa competenze logico-linguistiche, metacognitive e quindi di valutazione e autovalutazione di assoluta rilevanza, e trasversali a qualsiasi curricolo.
Eppure l’apprendimento di questa disciplina in Italia è stato fin qui riservato ai soli studenti liceali, prevalentemente nella forma di insegnamento di Storia della filosofia.
Filosofia e pensiero critico
Gli Orientamenti, già in premessa, affidano al percorso di ricerca e sperimentazione sull’apprendimento della filosofia il compito di ridisegnare, tra le sedici “Skill for the 21st century”, quelle specifiche della disciplina, indispensabili a cogliere gli obiettivi strategici dell’Agenda ONU 2030.
Literacies | Competenze | Qualità del carattere |
---|---|---|
literacy | pensiero critico | curiosità |
numeracy | creatività | iniziativa |
scientific literacy | comunicazione | persistenza |
ICT literacy | collaborazione | adattabilità |
financial literacy | leadership | |
consapevolezza sociale e culturale |
L’interdipendenza nello sviluppo di tutti i Paesi delle sostenibilità ambientale, sociale, economica e culturale, su cui costruire i diciassette goal dell’Agenda, rende indispensabile la formazione di maggiori e migliori capacità di pensiero critico, ma soprattutto la formazione di consapevolezze che siano insieme culturali e sociali.
Il valore formativo della filosofia
Perché si collegano all’apprendimento della filosofia migliori thinking skills da parte degli studenti? Cosa produce, per dirla con Vito Mancuso, la frequentazione dei pensieri dei grandi..?[1] Quale scienza coniuga meglio Pensiero ed Etica?
La filosofia abitua:
- ad una consultazione ragionata del testo;
- ad analizzare le informazioni;
- a valutare situazioni;
- a formulare idee;
- ad argomentare tesi;
- a proporre quesiti;
- a trovare risposte.
Essa forma allora una particolare capacità di lettura e di scrittura che spinge verso il superamento dell’opinione e del pregiudizio, a favore dell’esercizio del dubbio e dell’incertezza. Obiettivo di non poco conto, nello scenario di rivoluzioni scientifiche e tecnologiche che interrogano sempre più spesso l’etica. Obiettivo fondamentale, in una fase storica in cui le informazioni veicolate dai social inducono un ottundimento importante delle capacità di lettura.
Sembra, questo, un compito non compatibile con la natura di MATERIA OPZIONALE nel curricolo degli istituti tecnici e professionali, forse relegata al solo ultimo anno, per consentire di affrontare meglio la prima prova dell’esame di Stato. Ma, soprattutto, una scelta di questo tipo non consentirebbe ancora di riconoscere che il primato della riflessività non è dominio esclusivo della teoria.
Filosofia e innovazioni metodologiche
Più organico e coerente col profilo di uscita dello studente appare invece un percorso per la strutturazione di pratiche valutative ed autovalutative, nell’ambito delle Unità di apprendimento e delle attività di Alternanza Scuola-Lavoro.
Gli Orientamenti, nella sezione dedicata, ricordano infatti che il PeCup dello studente si profila su tre ambiti principali: identità, strumenti culturali, convivenza civile. Essenziali sono dunque le competenze chiave di cittadinanza anche nella transizione scuola-lavoro, con la cura di quelle soft skills che diventano fondamentali per l’occupabilità tanto quanto quelle tecnico-professionali.
Anche in questo caso la filosofia, che insegna a valutare/valutarsi, può diventare uno strumento compensativo e integrativo di un curricolo (e di un orientamento vocazionale) incentrato sulle discipline d’indirizzo, in cui l’accuratezza linguistica dell’argomentare e del dibattere può essere recuperata anche oltre lo sviluppo linguistico tradizionale. E sempre in questa chiave, che è culturale, interculturale e sociale, la filosofia insegnata a tutti, anche con metodologia CLIL, contribuisce a quella democrazia cognitiva di cui parlava Tullio De Mauro, integrando nel lifelong learning il curricolo formale con quello non formale e informale.
Oltre l’approccio storiografico
Forse, e qui la ricerca è aperta, l’insegnamento della filosofia negli istituti tecnici e professionali può aprire piste inedite, e incentivare l’introduzione di innovazioni metodologiche nei licei, dove la problematizzazione e la tematizzazione del pensiero filosofico hanno finora solo affiancato l’impianto prevalentemente storiografico.
Gli Orientamenti invitano a sperimentare percorsi che per la filosofia, come già accaduto per le competenze linguistiche e digitali, propongano un Sillabo da condividere con la più ampia comunità di insegnanti in Europa. Per ora, disponibile e ampiamente consultato, c’è il Cambridge Syllabus PRE U2 Certificate in Philosophy and Theology.
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[1] Vito Mancuso, Il bisogno di pensare, Garzanti.