Sono state numerose le iniziative culturali realizzate in occasione dei 50 anni della scomparsa di Don Milani, il priore di Barbiana. Se, a distanza di tanto tempo, quella testimonianza aspra e ruvida di un prete che abbandona gli agi della sua condizione sociale per salire (anzi per essere mandato) in una sperduta canonica del Mugello colpisce ancora per la sua forza evocativa, significa che la scuola italiana presenta ancora tante “Barbiana”, e l’impegno contro la dispersione scolastica deve continuare ancora. Non è un caso che nel 2017 sia stata oggetto di studio e rievocazione anche una importante legge del nostro Paese (la 517/1977), che per la prima volta ufficializzava il principio dell’integrazione scolastica degli allievi disabili (cfr. Rondanini, 55) in una visione di scuola aperta alla comunità sociale, ricca di suggestioni comunitarie, dotata di progettualità collaborativa, orientata ad una valutazione formativa (si superava il voto in decimi, per promuovere l’inclusione e una effettiva promozione) (cfr. Rondanini, 58).
Inclusione e qualità dell’apprendimento sono due questioni ancora oggi di estrema attualità, che ritornano all’interno delle nuove procedure di valutazione degli allievi nel primo ciclo (D.lgs. 62/2017). L’impegno contro la dispersione ha cambiato forse segno, ha a che fare con il senso dell’esperienza scolastica, vuole contrastare vecchie e nuove povertà (culturali), colmare le differenze ancora presenti nel nostro Paese, come rivelano molte indagini e numerosi dati (non da ultimo il Rapporto 2017 di “Save The Children”). Anche il Miur se ne è reso conto, ed ha istituito un apposito “Osservatorio” per combattere la dispersione.
Oggi gli “ultimi” sono certamente tutti quegli allievi a cui non è stato riconosciuto l’elementarissimo diritto di cittadinanza (cfr. Lorenzoni, 61), sacrificato sull’altare della ragion di Stato. Che avrebbe detto Don Milani della vicenda dello “ius culturae”? Per il Priore di Barbiana l’esperienza educativa veniva a coincidere con l’esperienza evangelica (dalla parte degli ultimi); per lui l’istruzione era la porta d’accesso alla democrazia e all’uguaglianza dei diritti (cfr. Silimbani, 68). Sì, è ancora tempo di Don Milani, prete “duro e cristallino” come un diamante…