Le risposte aperte: di che si tratta?
La prova scritta relativa al corso-concorso per dirigente scolastico ha una durata complessiva di 150 minuti (due ore e mezza). Consiste in:
a) cinque quesiti a risposta aperta;
b) due quesiti in lingua straniera, articolati ciascuno in cinque domande a risposta chiusa.
Ci occupiamo, qui di seguito, delle risposte ai quesiti di cui al punto a).
Nel bando non ci sono indicazioni che permettono di attribuire un’etichetta specifica a queste “miniature” di scrittura. Saranno gli stimoli che deriveranno dalla costituzione dei quesiti ad orientare i candidati a scegliere, di volta in volta, le modalità di risposta più adeguate e coerenti.
La situazione specifica potrà richiedere, ad esempio, di:
- analizzare, spiegare, definire concetti;
- commentare, interpretare, esprimere opinioni;
- esporre fatti in ordine cronologico;
- fare confronti, esemplificare…
Il tutto in maniera molto “sobria”. Nei 150 minuti assegnati ad ogni candidato bisognerà infatti calcolare anche il tempo per le prove di inglese, ma non solo: si dovrà necessariamente leggere più volte la traccia, e quindi pensare e organizzare mentalmente che cosa e come scrivere, dopo aver focalizzato con precisione ciò che il quesito chiede.
Come prepararsi?
In sede di concorso i candidati possono fare riferimento esclusivamente alle proprie conoscenze ed esperienze di studio, per cui la fase di preparazione è molto importante. Bisogna esercitarsi a scrivere dei brevi testi ma, prima ancora, occorre studiare: libri, articoli tratti da riviste (di pedagogia, psicologia delle organizzazioni, diritto ecc.), circolari, leggi… rappresentano materiale necessario da leggere in modo approfondito. Il passaggio più importante è quello di selezionare le informazioni e i concetti più significativi, di fissarli attraverso l’uso di tabelle, scalette, mappe, schemi di diverso tipo.
Questa fase è preparatoria alla successiva: mettersi alla prova con la scrittura. Si scelgono alcuni quesiti (ad esempio tra quelli presenti nella piattaforma Tecnodid); ci si esercita in un primo momento a pianificare per iscritto ogni risposta, e successivamente ad elaborare brevi testi in coerenza con le domande scelte.
L’attività è utile anche per allenarsi ad articolare il testo in modo adeguato. Non si tratta di scrivere frasi in libertà una dopo l’altra, ma di scrivere “capoversi”. Ogni capoverso deve costituire un’unità informativa, perché organizzato intorno ad un’idea principale e caratterizzato, pertanto, dall’unità di significato. Quando si scrive bisogna, quindi, cercare di dare unitarietà al capoverso e verificarne passo passo l’organicità: si elabora un pensiero completo e poi si va a capo.
Chiarezza, semplicità, precisione
Le risposte ai quesiti prodotte in sede di concorso devono essere chiare, semplici, precise; elementi, questi, che rappresentano l’opposto di una scrittura oscura e complicata, approssimativa e generica.
Si tratta di dimostrare che si conoscono in modo certo i contenuti esposti, e di strutturare le risposte in modo tale che risultino coese sul piano sintattico e grammaticale, e coerenti sul piano logico. I periodi devono essere lineari, la punteggiatura va usata bene, ci devono essere poche subordinate, va privilegiato l’uso di parole comuni[1] e i tecnicismi vanno inseriti soltanto quando è strettamente necessario per rendere il testo più preciso.
Regole utili
- Fare “chiarezza” tra le proprie idee, chiedendosi quali sono le informazioni davvero utili da inserire in base a quanto il quesito chiede.
- Esporre le informazioni concatenandole secondo un ordine logico (o cronologico, se è necessario).
- Mettere in evidenza le informazioni più importanti, in modo che chi legge il testo possa coglierle.
- Usare frasi brevi (gli esperti parlano di 25 parole in media in una frase), evitando ambiguità e genericità. Ogni frase dovrebbe contenere una sola informazione importante, altrimenti la lettura risulta difficoltosa. Inoltre bisogna tenere presente che chi legge lo fa con maggiore difficoltà se nel testo vi sono degli incisi.
- Evitare espressioni complicate, perifrasi lunghe e complesse, giri di parole.
- Adottare l’ordine soggetto – verbo – oggetto diretto – oggetto indiretto, per rendere un periodo lineare, evitando che soggetto e verbo siano troppo distanti tra loro.
- Limitare le proposizioni implicite, con il verbo all’infinito, al participio o al gerundio.
- Se si inseriscono sigle, acronimi e abbreviazioni, è opportuno esplicitarne il significato la prima volta che li si usa. Anche i neologismi vanno evitati, se non sono ancora entrati nell’uso comune (un dizionario aggiornato è sempre utile in tal senso).
- Usare le parole in modo univoco ed esplicito, mettendo la parola giusta al posto
- Rendere espliciti i legami tra frasi, con l’introduzione degli adeguati connettivi (avverbi, congiunzioni, locuzioni) e di verbi di modo finito. È bene esprimere il più possibile il soggetto dei verbi.
- Spiegare, quando è possibile, le parole o locuzioni specialistiche con parole appropriate del vocabolario comune: in questo modo chi scrive esprime ugualmente in modo preciso il pensiero o il concetto. Inoltre occorre evitare gli “pseudo-tecnicismi”.
Il dono della sintesi
I testi devono essere brevi, il che non vuol dire “incompleti”. In sede di concorso occorre inserire tutto ciò che è necessario ma, allo stesso tempo, soltanto quanto è “sufficiente” per svilupparne il contenuto. Occorre, in definitiva, avere il “dono” della sintesi.
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[1] Ci riferiamo, in particolare, alle parole del dizionario di base; vedere in proposito T. De Mauro, Guida all’uso delle parole. Parlare e scrivere semplice e preciso per capire e farsi capire, Laterza, Bari, 2003.