C’è una luce in fondo al tunnel?
Con l’emanazione dell’Atto di indirizzo all’Aran è stato finalmente avviato il rinnovo dei Contratti collettivi nazionali di lavoro nel settore pubblico. Una spinta decisiva in questa direzione l’aveva data la Corte Costituzionale: con la sentenza n. 178/2015 aveva rilevato che le misure restrittive sulla contrattazione collettiva non potevano assumere natura strutturale, pur lasciandone impregiudicati, per il periodo ormai trascorso, gli effetti economici.
Dopo 7 anni di blocco della contrattazione nella pubblica amministrazione, alla sentenza della Suprema Corte è seguito l’Accordo siglato il 30 novembre 2017 con le Organizzazioni sindacali, con l’impegno del Governo ad una nuova definizione del modello delle relazioni sindacali, all’inserimento anche nel settore pubblico della cosiddetta fiscalità di vantaggio (detassazione e decontribuzione) della retribuzione accessoria legata alla produttività, ed a garantire aumenti contrattuali comunque non inferiori a 85 euro mensili medi. Si è riaperta così la prospettiva del rinnovo del Contratto collettivo di lavoro per circa 3 milioni e 200mila dipendenti pubblici.
La specificità della scuola
In questo contesto la scuola si trova però in una situazione particolare. Il settore è stato interessato in questi anni da intensi interventi legislativi che ne hanno modificato le modalità di organizzazione del lavoro ed introdotto obblighi ed adempimenti nuovi, accompagnati nel contempo da provvedimenti di riduzione degli organici del personale, recentemente recuperati solo in parte per i docenti.
Agli impegni sempre più gravosi richiesti (si pensi ad esempio alle recenti norme introdotte in materia di obbligo vaccinale o cyberbullismo, o alle limitazioni nella sostituzione del personale assente) non è corrisposto un coerente intervento sulla situazione retributiva.
Le retribuzioni del personale della scuola sono decisamente inadeguate se si assumono a riferimento parametri europei, e sono quelle che nella P.A. hanno subito la maggiore perdita negli ultimi 10 anni, collocando il personale in fondo alla scala retributiva nel settore pubblico.
La #scuolabenecomune
Appare dunque evidente che per la scuola occorre un impegno particolare; è necessario riconoscere che si tratta di un’infrastruttura essenziale per lo sviluppo del Paese. I sindacati più rappresentativi del settore hanno accompagnato le azioni per il rinnovo del Contratto con una campagna nazionale, utilizzando il significativo hashtag #scuolabenecomune.
La campagna, che ha avuto il proprio riferimento ideale nel modello della scuola di Barbiana di Don Milani, ha previsto una serie di iniziative in tutta Italia, culminate simbolicamente il 18 novembre scorso al Teatro Giotto di Vicchio, comune del quale fa parte Barbiana. È stata così avviata, ed è ancora in atto, la sottoscrizione di un Manifesto per la scuola, che rilancia un’idea di scuola come bene comune che appartiene al Paese, aperta e inclusiva, fondata sul pluralismo, sull’autonomia e sulla collegialità. Il Manifesto sottolinea l’urgenza di un’alleanza con le Istituzioni pubbliche e la società civile, e del riconoscimento del lavoro e della professionalità di tutto il personale della scuola.
Il rinnovo del CCNL e la valorizzazione del lavoro nella scuola
Per quanto riguarda gli aspetti retributivi, vi sono alcuni nodi che sono comuni a tutto il pubblico impiego. Tra questi la limitatezza delle risorse previste nel disegno di legge di bilancio e la sterilizzazione degli effetti degli incrementi stipendiali rispetto alle soglie reddituali del cosiddetto “bonus 80 euro”. Il superamento di queste soglie a causa degli incrementi contrattuali potrebbe di fatto far perdere il diritto al bonus, assorbendo pertanto gli effetti economici degli incrementi.
Abbiamo apprezzato l’impegno parziale inserito nel decreto fiscale, ma aspettiamo la piena copertura degli oneri derivanti dall’intera neutralizzazione del bonus.
Come abbiamo visto, vi è però anche una specifica questione scuola in ragione del basso livello delle retribuzioni in questo settore, per il quale le OO.SS. richiedono al Governo un’attenzione particolare. Sono state avanzate proposte perché tutte le risorse a vario titolo previste dalla legge 107/2015 confluiscano nei fondi contrattuali per l’Istruzione, e affinché venga costituito anche un Fondo ad hoc volto alla progressiva armonizzazione delle retribuzioni del personale alla media europea. Le OO.SS. hanno inoltre indicato soluzioni per reperire altri fondi, e hanno fatto pervenire alle Confederazioni alcune proposte operative che sono al vaglio dei rappresentanti del Governo e degli esponenti politici che hanno mostrato interesse, ed hanno acquisito la documentazione presentata durante le audizioni.
Le parti sociali chiedono dunque l’introduzione in legge di bilancio di misure specifiche per la scuola.
Una diversa regolazione del rapporto di lavoro
Non meno rilevanti sono gli aspetti di regolazione del rapporto di lavoro. L’Atto di indirizzo di Comparto affida al rinnovo contrattuale il riordino e il coordinamento delle disposizioni in relazione al recupero di coerenza giuridica, logica e sistematica, che in questi anni è andata smarrendosi a causa delle numerose incursioni legislative sul settore scuola.
Alcuni istituti contrattuali potranno essere regolati in modo omogeneo per Istruzione, Università e Ricerca, ma molti aspetti richiederanno una specifica disciplina, in ragione della particolarità dei settori. Nella scuola inoltre alcuni nodi delicatissimi derivano dalle innovazioni introdotte dalla legge 107/2015, e possono trovare una nuova articolazione anche grazie alle recenti modifiche apportate al Dlgs. 165/2001. Sono note le molteplici problematiche che in questi ultimi due anni hanno creato conflitti e contenziosi tra le diverse componenti scolastiche, a partire dalle procedure per la definizione dei criteri per il bonus premiale; anche l’annosa questione della formazione in servizio dovrà trovare una definitiva soluzione in grado di coniugare gli impegni del personale e la qualità delle iniziative formative. Non meno specifiche sono le questioni relative ai dirigenti scolastici nell’Area dirigenziale.
Avanti piano
Si tratta pertanto di un rinnovo contrattuale di particolare complessità, perché la nuova struttura del Comparto dell’Istruzione e della Ricerca, e le innovazioni introdotte nella regolazione del rapporto di lavoro per via legislativa, non consentono una semplice manutenzione dell’esistente, ma richiedono soluzioni nuove e coerenti su questioni per le quali le posizioni della parte datoriale e dei sindacati non sono così vicine.
La lentezza con la quale sono stati avviati i lavori per il rinnovo del CCNL è probabilmente un segno di questa complessità.
Non solo è stata oltremodo ritardata l’emanazione dell’Atto di indirizzo del Comparto – firmato solo il 19 ottobre scorso – ma anche l’avvio delle trattative risulta essere ancora interlocutorio.
Auspichiamo che si possano trovare con ragionevole tempestività valide soluzioni contrattuali, anche alla luce dell’ormai imminente scadenza della legislatura.