Scritture sotto esame

La nuova prova scritta d’italiano all’esame conclusivo del primo ciclo d’istruzione

L’esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione è stato recentemente aggiornato con il D.M. 741 del 3/10/2017.  In particolare, l’art. 7 definisce finalità e tipologia della prova scritta di italiano.

Il comma 1 definisce le finalità della prova:

  • padronanza della lingua;
  • capacità di espressione personale;
  • corretto ed appropriato uso della lingua;
  • coerente ed organica esposizione del pensiero.

Il comma 2 definisce le tipologie:

  • testo narrativo o descrittivo, coerente con la situazione, l’argomento, lo scopo e il destinatario indicati nella traccia;
  • testo argomentativo, che consenta l’esposizione di riflessioni personali, per il quale devono essere fornite indicazioni di svolgimento;
  • comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo o scientifico, anche attraverso richieste di riformulazioni.

Il comma 3 precisa infine che “la prova può essere strutturata in più parti riferibili alle diverse tipologie di cui al comma 2”.

Le finalità della prova scritta

Ci domandiamo, anzitutto, se la finalità della prova discenda o meno dal profilo dello studente definito dalle Indicazioni Nazionali del primo Ciclo, come ci si aspetterebbe dal momento che di tale ciclo l’esame rappresenta il momento conclusivo; in particolare, la prova dovrebbe esplicitare le competenze disciplinari in coerenza con i traguardi e gli obiettivi definiti per l’italiano nelle Indicazioni stesse, cornice e struttura di tutta la vita scolastica dell’alunno nella scuola di base. Dalla lettura emerge che, nel complesso, le scelte espresse nel D.M. sembrano rispondere alla finalità generale del percorso formativo di scrittura a scuola, sintetizzata nell’uso consapevole e corretto degli strumenti necessari per scrivere “a” qualcuno “per” qualcosa.

Le diverse tipologie testuali

Passando alla lettura del c. 2, la prima formulazione della tipologia, relativa al testo descrittivo o narrativo, tutto sommato risulta “solo” tautologica: scrivi ciò che ti viene chiesto di scrivere.  Una simile sensazione di ridondanza si avverte leggendo la seconda tipologia, per la quale la commissione viene preavvisata del fatto che, come già si sa, deve fornire indicazioni per la stesura nella traccia.

La terza tipologia, invece, lascia veramente dubbiosi. Sono presenti anzitutto tre aspetti diversi della competenza di scrittura: comprensione, sintesi, riformulazione. La comprensione è già oggetto di rilevazione standardizzata attraverso la prova Invalsi, ormai fuori dall’esame, perciò non si sentirebbe la necessità di indagare in altro modo questo stesso aspetto della competenza. La sintesi, che è la grande e controversa novità tipologica all’esame, presume certamente la comprensione del testo, tuttavia, volendo riferirsi alle Indicazioni Nazionali, sta certamente tra gli obiettivi di apprendimento del primo ciclo, ma “in vista di scopi specifici”. In altre parole, nel percorso scolastico gli alunni imparano a fare una sintesi di un testo, letto o ascoltato, ma devono sapere perché lo fanno: il riassunto fine a se stesso non è una tipologia testuale.

Quali i contenuti dei testi?

La stessa elencazione dei testi da proporre per la sintesi appare incoerente: ad una indicazione “tipologica” (testo narrativo) seguono due indicazioni anche, ma non solo, contenutistiche (“divulgativo” e  “scientifico”: forse si può intendere “di divulgazione scientifica”?). Ammesso che sia ammissibile indagare la competenza di sintesi “pura”, perché escludere l’articolo giornalistico, la biografia, la recensione…?

Riformulare un testo, infine, è un terzo aspetto della competenza di scrittura, non una variante del riassunto (o “sintesi”) e, d’altro canto, la sintesi può essere intesa come una riformulazione. Per evitare fraintendimenti, certamente sarebbe opportuno far presente la necessità di chiarire quali debbano essere le caratteristiche tecniche del prodotto richiesto.

Un ultimo sguardo richiede, infine, il c. 3, che di fatto introduce la possibilità di mescolare come si vuole le tre tipologie precedenti.

Un’occasione perduta?

Forse. Dovendo mettere mano al riordino della valutazione nel primo ciclo, ed in particolare all’esame finale, si poteva scegliere una via più semplice: aggiornare le tipologie esistenti, con lo scopo di rendere la prova scritta di italiano una vera prova di competenza, in cui l’alunno, dopo aver seguito un lungo percorso per l’apprendimento della scrittura, con “tempi distesi, diversificazione delle attività didattiche ed interdisciplinarietà” (Indicazioni Nazionali, 2012), potesse veramente trovarsi davanti un’occasione per esprimere la sua “cultura”, con gli strumenti tecnici della lingua scritta, e la sua autentica dimensione personale.