È possibile uno sviluppo sostenibile?
Sostenibilità, sviluppo sostenibile, educazione alla sostenibilità sono termini che da almeno due anni a questa parte ricorrono frequentemente in diversi documenti redatti da enti internazionali, associazioni, decision e policy maker. La premessa generalmente condivisa è che viviamo in un mondo non più sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, ed occorre individuare un modello di sviluppo sostenibile.
Due sostantivi, “sviluppo” e “sostenibilità”, però, non sono sempre di facile accostamento e interconnessione, e in alcuni casi rappresentano addirittura, come definito dal francese Serge Latouche[1], un “assurdo ossimoro”, difficilmente conciliabile.
Così, di fronte a un acclarato modello insostenibile, sono necessari, quantomeno, un profondo cambiamento di paradigma ed una forte presa di coscienza da parte delle vecchie e delle nuove generazioni, a partire dall’educazione alla sostenibilità nelle scuole e dalla formazione degli insegnanti, neoassunti e in servizio, su queste problematiche non più procrastinabili.
Per questi motivi dal 2015 sono sempre più stringenti gli impegni e le strategie di organismi internazionali quali l’ONU, il Consiglio d’Europa, l’UE, e di una parte consistente dell’associazionismo, che tentano di riconcettualizzare e far convivere quella che sembra un’antinomia, lo “sviluppo sostenibile”.
E in questo mondo in movimento la scuola, come vedremo nel dettaglio, potrebbe rappresentare il vettore di questo profondo cambiamento, soprattutto se saprà “fertilizzare” e rivitalizzare il proprio territorio di riferimento.
Una sfida non facile, a fioritura lenta, ma non impossibile. Del resto “il futuro non esiste, va creato”, sostiene Bauman; pertanto un’efficace educazione alla sostenibilità ci sarà se la si saprà costruire, in maniera integrata, da parte di tutti. Nessuno escluso.
Il Rapporto ASviS sullo sviluppo sostenibile presentato alla Camera: Italia in ritardo
Un anno fa, a settembre 2016, l’ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile)[2] presentava alla Camera il primo rapporto relativo alla situazione dell’Italia, fortemente in ritardo, rispetto ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti all’Onu.
Dalla relazione di Enrico Giovannini[3] emerge un quadro impietoso per il nostro Paese: oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, più di 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, tassi di abbandono scolastico del 27,3% per i figli di genitori meno istruiti, a fronte del 2,7% per i figli di genitori in possesso di laurea, e un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area OCSE. Infine investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1% del PIL.
Se a questo si aggiunge il 36% di persone che in Italia vive in zone ad alto rischio sismico, l’alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani e una transizione troppo lenta alle fonti rinnovabili rispetto agli accordi di Parigi, l’Italia dimostra di essere ancora molto lontana dal percorso di sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 e dagli impegni sottoscritti all’ONU nel 2015.
Le proposte dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Secondo l’ASviS, che ha elaborato una serie di proposte, per fare dello sviluppo sostenibile il punto di riferimento di tutti gli operatori economici e sociali, tale principio dovrebbe essere inserito nella Costituzione italiana, intervenendo sugli articoli 2, 3 e 9, come proposto dai propri esperti.
Un’ulteriore proposta riguarda la trasformazione del CIPE nel ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’, e il coinvolgimento della Conferenza Unificata per valutare le responsabilità delle Regioni e dei Comuni rispetto alle materie dell’Agenda 2030.
Il Governo, secondo l’Alleanza guidata da Giovannini, dovrebbe predisporre annualmente un ‘Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia’ che valuti il percorso del nostro Paese verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, e avviare una campagna informativa estesa e persistente nel tempo sui temi dello sviluppo sostenibile, e un programma nazionale di educazione allo sviluppo sostenibile finalizzato a formare le nuove generazioni.
Nel rapporto dell’ASviS una stoccata riguarda anche il campo dell’istruzione, ove si afferma che “l’Italia è oggi dove i paesi europei erano all’inizio degli anni 2000”.
Presentato al Miur il Piano per l’Educazione alla sostenibilità
A fine luglio la ministra Fedeli ha presentato il Piano per l’Educazione alla Sostenibilità[4], che riprende i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) dell’Agenda 2030, il documento siglato dalle Nazioni Unite durante l’Assemblea Generale ONU del 25 settembre 2015.
Il Piano è stato elaborato dal Gruppo di lavoro “Scuola, Università e Ricerca per l’Agenda 2030”, costituito a maggio di quest’anno e coordinato da Giovannini. Lo scopo: “trasformare il sistema di istruzione e formazione – dalla scuola al mondo della ricerca – in agente di cambiamento verso un modello di sviluppo sostenibile”.
Il Piano delinea 20 azioni riguardanti tutto lo spettro di attività del Ministero, raggruppate in quattro macro-aree: strutture ed edilizia; didattica e formazione delle e dei docenti; università e ricerca; informazione e comunicazione.
Le principali azioni del Piano riguarderanno l’inserimento di requisiti di sostenibilità degli edifici tra i criteri per la realizzazione degli interventi nella programmazione dei fondi PON, dei poli innovativi per l’infanzia previsti dal d.lgs. 65/2017 (almeno uno per Regione con finanziamenti INAIL), nel bando per gli Arredi innovativi e nel bando per i Fondi per Edilizia AFAM.
Il piano destina, inoltre, 5 milioni di euro per finanziare interventi di efficientamento energetico delle scuole progettati, attraverso un protocollo con ENEA, dagli stessi studenti durante i percorsi di alternanza o di educazione ambientale.
Le novità per la formazione dei docenti
L’educazione allo sviluppo sostenibile sarà una delle novità introdotte anche nelle attività formative relative al periodo di formazione e prova per i docenti neoassunti a partire dall’a.s. 2017/2018. La nota Miur 2 agosto 2017 prot. n. 33989 prevede, infatti, l’inserimento, tra i nuclei fondamentali dei laboratori formativi, del tema dello sviluppo sostenibile, come questione di grande rilevanza sociale ed educativa. “Il periodo di prova e di formazione dei docenti neoassunti – si legge nella nota ministeriale – viene a coincidere con la forte attenzione che l’Italia, a seguito delle iniziative delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, sta dedicando ai temi dello sviluppo sostenibile”.
Tra le altre azioni, il Piano prevede l’istituzione di borse di mobilità internazionale finanziate dal Fondo giovani per studentesse e studenti in condizioni economiche svantaggiate, e sessantacinque borse di dottorato su ambiti di ricerca coerenti con l’Agenda 2030 dell’Onu e con la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, prevista dalla legge 221 del 2015 (“Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”).
Il 4° obiettivo dell’Agenda 2030: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
Tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2015, il 4° obiettivo o goal riguarda un’istruzione di qualità, articolata in diversi target da raggiungere entro i prossimi tredici anni.
Entro il 2030, pertanto, l’Agenda prevede che tutti i ragazzi e le ragazze completino un’istruzione primaria e secondaria libera, che abbiano accesso a uno sviluppo infantile precoce di qualità, in modo che siano pronti per l’istruzione primaria, che tutte le donne e gli uomini abbiano accesso ad un’istruzione a costi accessibili e di qualità, ad un’istruzione professionale e di terzo livello, compresa l’università. E ancora: aumentare sostanzialmente il numero di giovani e adulti che abbiano le competenze necessarie, incluse le competenze tecniche e professionali, per l’occupazione, per lavori dignitosi e per la capacità imprenditoriale; eliminare le disparità di genere nell’istruzione, e garantire la parità di accesso a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale per i più vulnerabili, comprese le persone con disabilità; assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere. Gli ultimi target riguardano la costruzione e l’adeguamento delle strutture scolastiche, in modo che siano adatte alle esigenze dei bambini, alla disabilità e alle differenze di genere, l’espansione a livello globale del numero di borse di studio a disposizione dei paesi in via di sviluppo e, infine, l’aumento dell’offerta di insegnanti qualificati nei paesi in via di sviluppo.
Si tratta di obiettivi ambiziosi e non facilmente raggiungibili su scala planetaria, sicuramente riprogrammabili e ricontestualizzabili, ma è pur sempre un inizio.
Sesto scenario del Consiglio d’Europa: un’Europa sostenibile per i suoi cittadini
Il documento Sesto scenario: un’Europa sostenibile per i suoi cittadini (Scenario 6: Sustainable Europe for its Citizens)[5], discusso nel Consiglio d’Europa il 22 giugno 2017 e predisposto da 250 organizzazioni della società civile, tra i quali l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presenta la visione di un’Europa in cui “la sostenibilità sia saldamente collocata al centro dei progetti europei”.
Il documento è stato sottoposto all’attenzione del Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, e intende influenzare il dibattito sulla direzione che intraprenderà l’Europa sui possibili scenari in corso di consultazione da parte degli Stati membri, che esprimeranno le loro conclusioni alla fine dell’anno.
L’educazione allo sviluppo sostenibile a scuola: si comincia dai docenti neo-assunti
Una delle novità introdotte dalla suddetta nota Miur prot. n. 33989 riguarda l’inserimento, tra i nuclei fondamentali dei laboratori formativi, del tema dello sviluppo sostenibile, come questione di grande rilevanza sociale ed educativa.
Questo perché nel nuovo anno scolastico il periodo di prova e di formazione dei docenti neoassunti viene a coincidere con la forte attenzione che l’Italia, a seguito delle iniziative delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, sta dedicando ai temi dello “sviluppo sostenibile”.
Si tratta di una circolare di respiro internazionale, in quanto richiama espressamente non solo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile del 2015, ma anche le recenti conclusioni del Consiglio Europeo per gli Affari Generali e il documento “Scenario 6: Sustainable Europe for its Citizens” e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
—-
[1] Serge Latouche è un economista, sociologo e filosofo francese fautore della “decrescita economica” (decroissance) e critico della occidentalizzazione del mondo. Ponendosi sulla strada tracciata da Karl Polanyi, Ivan Illich, Latouche individua nello sviluppo e nella cieca progressione economica le cause dei mali del mondo moderno. Lo sviluppo sarebbe responsabile della distruzione delle culture tradizionali, della devastazione dell’ambiente, dello spreco dissennato delle risorse naturali, delle enormi disuguaglianze sociali e di reddito, sia tra individui che tra primo e terzo mondo. Per uscire dalla crisi si deve quindi “cambiare paradigma”, finirla con il mito della crescita economica e cominciare una graduale, volontaria e selettiva riduzione di tutte le attività economiche, attraverso un abbattimento generale dei consumi, della produzione e dell’uso delle risorse naturali. La prospettiva della decrescita è ormai forzata, non si hanno altre possibilità per l’uomo: o si decresce o si va dritti verso una catastrofe planetaria (in http://www.filosofico.net/latouche2.htm).
[2] L’ASviS è nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare allo scopo di realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. L’Alleanza riunisce attualmente oltre 160 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile. http://www.asvis.it/l-asvis/
[3] Giovannini è stato Chief Statistician dell’OCSE dal 2001 all’agosto 2009, Presidente dell’ISTAT dal 2009 al 2013. Dal aprile 2013 a febbraio 2014 è stato Ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta.
È Professore ordinario di statistica economica all’Università di Roma “Tor Vergata” e fondatore e Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).
Nel 2014 è stato nominato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, co-chair (co-presidente) dell'”Independent Expert Advisory Group on the Data Revolution for Sustainable Development” (gruppo consultivo indipendente di esperti sulla rivoluzione dei dati per lo sviluppo sostenibile).
[4] https://www.youtube.com/watch?v=WXhLSgi7YHY&feature=youtu.be
[5] http://www.asvis.it/public/asvis/files/Sustainable-Europe-for-Citizens-6th-Scenario.pdf