E’ vero che le leggi, gli ordinamenti, i documenti ufficiali della scuola (PTOF, RAV, PdM…) rappresentano bene l’organizzazione istituzionale e il funzionamento del nostro sistema educativo. C’è però un’altra scuola, apparentemente minore, che è fatta di piccoli episodi (un cellulare che squilla inaspettatamente, una benedizione pasquale rifiutata, un panino non autorizzato…), che però tanta parte assumono – a torto o a ragione – nelle dinamiche quotidiane di un ordinario istituto scolastico, che è in primo luogo un “ambiente di vita” oltre che di apprendimento. Si tratta spesso di questioni che esulano dal core curriculum di un scuola (le attività didattiche, le competenze dei ragazzi, il loro ben-essere), ma che rimbalzano direttamente dalla società “civile” fin dentro le pareti delle aule, a volte dando luogo a controversie e contenziosi anche di fronte alla magistratura (di cui si farebbe volentieri a meno). Prendiamo, ad esempio, il caso delle vaccinazioni obbligatorie (cfr. Olivieri, 44). La legge interviene con precise prescrizioni, che però non trovano un consenso unanime nell’opinione pubblica e nei genitori, e impone una serie di comportamenti agli operatori scolastici che potrebbero trovarsi in difficoltà a conciliare due diritti ugualmente meritevoli di tutela: quello alla salute e quello all’istruzione.
Spesso i giudici sono chiamati a dirimere controversie, come nel caso della rinuncia alla refezione scolastica in favore di un pasto frugale portato da casa. Le pronunce difformi dei Tribunali hanno alla fine convinto il Parlamento a promuovere sul tema un provvedimento legislativo (non ancora approvato) per riconoscere il valore educativo (e non privatistico) di quel momento inserito nel tempo-scuola. Anche l’uso del cellulare in classe è soggetto a restrizioni (salvo ripensamenti a fini didattici, vedasi BYOD), fino a provocare interventi di sequestro o sanzioni disciplinari (cfr. Olivieri, 32). Parliamo poi delle gite, meglio dei viaggi di istruzione, a volte al centro della cronaca, per i comportamenti dei ragazzi o per l’incuria dei mezzi di trasporto (cfr. Olivieri, 34), ma anche per gli adempimenti e le responsabilità posti in capo agli organizzatori (cfr. Brescianini, 29). Anche il ricorrente dibattito sulla laicità della scuola può infiammarsi di fronte alle pronunce della magistratura circa la liceità o meno delle “benedizioni pasquali” negli edifici scolastici (cfr. Olivieri, 38). E’ proprio vero che la scuola è lo specchio della società in cui si colloca e i grandi (o piccoli) problemi che la percuotono non si arrestano sulle soglie delle nostre classi scolastiche.