La parola “governance” richiama uno stile di governo più orizzontale, più vicino alle istanze dei cittadini (in questo senso si avvicina al tema della sussidiarietà), e comunque l’esigenza di affrontare e risolvere i problemi attraverso l’apporto di una pluralità di istituzioni pubbliche e di soggetti privati. Certamente è un termine che ha a che fare con le forme di governo (nel nostro caso, con il governo della scuola), con le idee di autonomia decentramento corresponsabilità. Sono concetti che abbiamo più volte ascoltati nel mondo della scuola, ma spesso con scarse realizzazioni. L’amministrazione dello Stato, le scuole, gli enti locali, il territorio: ognuno sembra perseguire una sua logica autoreferenziale e non è facile sedersi attorno allo stesso tavolo, con spirito collaborativo. Meglio allora partire dalle situazioni concrete, dalla possibilità di costruire iniziative integrando apporti e competenze. Prendiamo il tema delle scuole “aperte”, durante l’anno e durante l’estate (cfr. Seccia, 47), un’aspirazione a lungo vagheggiata dai pedagogisti, ma che si scontra con difficoltà enormi: riusciranno i progetti PON dedicati a questa possibilità ad invertire la rotta? Se le scuole sono “al centro” ogni comunità territoriale potrà contare su un valido alleato per garantire la qualità della vita, la coesione sociale, l’incontro tra culture diverse e, non ultimo per contrastare i rischi della dispersione scolastica e dell’insuccesso (cfr. Brescianini, 50). Anche nei contesti più isolati, come le piccole isole (cfr. Prontera, 46) o nelle scuole di montagna, ove la necessità della pluriclasse può trasformarsi in una opportunità di innovazione didattica (cfr. Mangione, 52). Scuola e territorio sono due entità costrette a dialogare: la qualità dell’una si riflette sulla “forza” dell’altra e viceversa. Molte ricerche mettono in evidenza questa reciprocità, che si riflette nei risultati scolastici (cfr. Invalsi, Ocse, ecc.), ma anche nella scelta dei diversi indirizzi scolastici, ancora troppo dipendenti dalle variabili sociali e culturali (cfr. Prontera, 30). Inoltre, un buon rapporto della scuola con le istituzioni del territorio (i comuni, le province, le regioni), è la migliore garanzia che i problemi di qualità degli ambienti educativi, la sicurezza e la manutenzione degli edifici scolastici (cfr. Sozzi, 30) saranno affrontati non solo come mere questioni di edilizia, ma come indice di una diversa sensibilità educativa per il ben-essere degli allievi (cfr. Sozzi, 28).
2017-08-07