Lo scenario europeo resta ancora un punto di riferimento per le scuole, nonostante le gelate della “Brexit” e le persistenti difficoltà a far fronte comune di fronte alle sfide della globalizzazione. Nel campo dell’istruzione l’ancoraggio ad un comune quadro europeo offre ancora numerose opportunità ai diversi sistemi educativi nazionali. Continua ad operare una linea finanziaria legata ai finanziamenti europei e nel corso del primo semestre 2017 sono usciti, quasi a raffica, i bandi PON per l’accesso a finanziamenti sulla base di progettualità delle scuole su specifici assi di intervento (cfr. Stancarone, 34). Uno dei settori che continua a suscitare l’interesse del nostro paese è quello degli scambi internazionali, a partire dai Programmi Erasmus, di cui si sono appena celebrati i 30 anni (cfr. Prapotnich, 42). Continuano ad operare agenzie e progetti europei, come E-Twinning per gemellaggi, anche per via telematica tra le scuole europee (cfr. Brescianini, 52). Rapporti di studio consentono di mettere a confronto le politiche scolastiche dei diversi paesi, offrendo stimoli per l’innovazione. Anche la presenza delle scuole italiane all’estero, in questa prospettiva, dovrà essere ripensata, come si sta cominciando a fare con il decreto legislativo 64/2017 (cfr. Stancarone, 33).
In questo processo di accentuata internazionalizzazione, costante è il richiamo europeo ad incentivare la conoscenza e l’uso delle lingue straniere, monitorando i progressi dei diversi paesi tramite Eurydice (cfr. Zauli, 51). L’Italia è impegnata a recuperare i “passi perduti” attraverso programmi di formazione dei docenti e innovazioni negli ordinamenti, come ad esempio l’adozione della metodologia CLIL per l’insegnamento in lingua straniera di una disciplina curricolare nelle scuole secondarie di II grado (cfr. Zauli, 39). Una intensificazione dell’impegno è previsto a seguito dell’adozione del Piano Nazionale per la Formazione dei docenti, in cui una delle linee strategiche è proprio rappresentata dalle lingue straniere. Si dovranno rafforzare le competenze in lingua dei docenti, per ogni livello scolastico, anche per diffondere in ottica verticale l’approccio CLIL. Una ulteriore novità, che potrebbe “spingere” verso il miglioramento delle competenze in lingua straniera dei ragazzi italiani, è rappresentata dall’introduzione delle nuove prove strutturate INVALSI di inglese (dall’ultimo anno della scuola primaria all’ultimo della secondaria di II grado) per rilevare la padronanza (il posizionamento) delle “abilità di comprensione e uso della lingua” coerenti con il Quadro comune di riferimento europeo per le lingue.