Scuola e imprese, un dialogo non sempre facile ma indispensabile, a partire dall’alternanza scuola-lavoro. Ma non solo. I comitati tecnico-scientifici, le chance occupazionali, il bollino qualità dell’alternanza, le potenzialità di industria 4.0. Questo e altro nell’intervista esclusiva a Vincenzo Boccia.
Il rapporto tra scuola e imprese in Italia è tra i più complessi. Il mondo delle imprese lamenta una scarsa attenzione della scuola verso i “saperi” utili per lo sviluppo economico del Paese, mentre la scuola teme un’invasione di campo del mondo esterno verso la sua funzione culturale disinteressata. Su quali basi potrebbe avvenire un dialogo tra i due mondi?
Il primo passo è abbandonare l’idea che scuola e lavoro appartengano a due mondi separati, che non possono contaminarsi. Deve essere vero invece il contrario.
Oggi nel nostro Paese un’impresa su cinque fatica a trovare giovani con le competenze adeguate, eppure la disoccupazione giovanile si attesta intorno al 40%. Le imprese investono dove c’è capitale umano avanzato, ragion per cui la scuola deve aprirsi al mondo esterno e alle imprese che possono e devono costituire un interlocutore privilegiato. Gli strumenti già ci sono – pensiamo ai Comitati Tecnico Scientifici o all’alternanza scuola-lavoro – occorre rafforzarli e diffonderli su tutto il territorio nazionale.
Confindustria ha messo in campo iniziative per far dialogare mondo delle imprese e mondo della scuola? Riguardano solo la formazione di tipo tecnico-professionale o anche quella più spiccatamente generalista? Anche la scuola di base?
Confindustria è in prima linea per una formazione che favorisca l’occupabilità dei nostri giovani. E sono moltissime le iniziative messe in campo anche dalle associazioni industriali del nostro sistema per collegare scuole e imprese. Si tratta di un impegno diffuso da Nord a Sud, che interessa tutti i gradi del sistema di istruzione: dalle scuole elementari ai dottorati industriali. Certo, un focus particolare è dedicato alla filiera dell’istruzione tecnica e professionale, ma non manca l’attenzione ai licei.
Orientamento, formazione dei docenti, promozione della cultura d’impresa, diffusione della didattica attiva, di quella laboratoriale e digitale, e ovviamente il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro sono attività rivolte a tutte le scuole.
L’alternanza scuola-lavoro è una delle novità della “Buona scuola”, però sta mettendo a dura prova le istituzioni scolastiche. Ad esempio il mondo dei licei non abituato agli stage… Non sempre le esperienze sono di qualità, e qua e là affiorano anche comportamenti non corretti (utilizzo intensivo degli studenti come manodopera…). Cosa risulta all’osservatorio Confindustria? Quale può essere il “senso” di questa esperienza?
L’alternanza scuola-lavoro riconosce finalmente anche in Italia il diritto degli studenti di imparare lavorando, come già avviene nei paesi più avanzati d’Europa. Si tratta di una svolta importantissima per i nostri ragazzi che in questo modo possono avvicinarsi al lavoro, testare le proprie capacità, prendere consapevolezza delle attitudini e delle potenzialità che hanno e inserirsi più agevolmente nel mercato del lavoro. Non possiamo permettere che esperienze di scarsa qualità sminuiscano questo fondamentale risultato, anche perché la quasi totalità delle imprese che hanno raccolto la sfida dell’alternanza si è impegnata a fondo per costruire percorsi di elevata qualità, capaci di dare ai giovani migliori chance occupazionali.
Si è parlato di un “bollino blu” che Confindustria rilascerebbe alle aziende “virtuose” in materia di alternanza. In cosa consiste? E, in generale, come introdurre miglioramenti all’attuale organizzazione dell’alternanza?
Il Bollino per l’Alternanza di Qualità (BAQ), che partirà dal prossimo anno scolastico, è la risposta di Confindustria proprio a quei comportamenti non corretti, cui lei accennava prima. Il Bollino premierà infatti le imprese che si distinguono per la realizzazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro di elevata qualità, attivando collaborazioni virtuose con le scuole e i centri di formazione professionale. Attraverso il Bollino vogliamo innalzare la qualità dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e creare le condizioni affinché le scuole possano realizzare veri percorsi di crescita per i ragazzi. Già oggi in tutto il Paese molte imprese svolgono un lavoro di grande valore, che però è poco conosciuto. Il Bollino consentirà a queste eccellenze di emergere e stimolerà molte altre imprese a seguirne l’esempio, facendo altrettanto.
La ringrazio, presidente Boccia, per le sue risposte. Un’ultima battuta: Industria 4.0. È uno scenario da temere o da auspicare?
È senz’altro una grandissima opportunità. Le tecnologie digitali sono un driver fondamentale della crescita, la chiave per aumentare la nostra produttività e la nostra competitività, tenendo però sempre presente che l’intelligenza umana ha la sua marcia in più nella creatività. Quella stessa creatività per cui gli italiani non hanno rivali.
Per questo, se saprà giocare bene le sue carte nella partita di Industria 4.0, l’Italia potrà diventare la boutique dell’industria del mondo, realizzando prodotti sartoriali sempre più personalizzati, ma in chiave industriale.