“Fusse che fusse la vorta bbona”
È dal 2013 che stiamo aspettando fiduciosamente il nuovo concorso per dirigenti scolastici. La carenza degli organici dirigenziali costituisce una delle principali cause delle difficoltà di gestione delle nostre scuole e crea, soprattutto, disparità di trattamento nei confronti degli studenti.
Stiamo temporeggiando da 4 anni. Era stato infatti annunciato dall’art. 17 della legge 128 dell’8 novembre 2013. Erano state definite le procedure e gli adempimenti: l’8 marzo dell’anno successivo sarebbe dovuta essere la data di avvio, e il 1° settembre 2015 la data di assunzione dei futuri vincitori.
Nel frattempo, però, sono intervenuti nuovi fattori, si sono presentati alcuni problemi e ci sono stati cambiamenti di rotte (cfr. A. Prontera in Scuola7 n. 43, 22 maggio 2017). Sono aumentati conseguentemente i posti vacanti, le reggenze, e con questi anche i disagi delle scuole e soprattutto dei dirigenti in servizio.
Azioni, procedure, adempimenti
Il ministro Fedeli qualche mese fa aveva rassicurato scuole e dirigenti promettendo l’uscita del bando entro l’estate e la conclusione delle procedure in tempi utili perché i vincitori potessero assumere servizio nell’anno scolastico 2018-2019. Anche se l’estate non è ancora finita, temiamo tuttavia che la pubblicazione del bando possa slittare a settembre. Non è ancora noto il parere del Consiglio di Stato sul nuovo regolamento (provvedimento propedeutico all’emanazione del bando vero e proprio), che delinea una rinnovata procedura concorsuale, né sappiamo se il Miur ha apportato modifiche a seguito di alcuni suggerimenti del CSPI espressi nella recente seduta del 13 luglio 2017. I bene informati riferiscono, però, che a breve tutto sarà reso noto, ma non sappiamo ancora la data esatta della pubblicazione del Regolamento definitivo (si ipotizza entro il 23 luglio), e neanche quella dell’emanazione del bando (forse a settembre?). Si può anche ottimisticamente pensare che le due operazioni siano invece più ravvicinate. Resta tuttavia il dubbio che l’insieme delle procedure e delle conseguenti operazioni possa completarsi in tempi utili affinché i neo-dirigenti possano assumere servizio nella data promessa dallo stesso Ministro. Ricordiamo tutti i passaggi necessari:
- pubblicazione del nuovo Regolamento;
- pubblicazione del bando;
- tempi tecnici necessari per raccogliere le domande;
- tempi tecnici necessari per allestire la prova preselettiva;
- prima selezione e predisposizione della prova scritta;
- correzione della prova scritta e pubblicazione dei risultati;
- avvio prova orale;
- conclusione prove orali;
- formazione (2 mesi);
- tirocinio (4 mesi);
- relazione e colloquio;
- pubblicazione graduatorie;
- assunzione in servizio.
Non possiamo di certo prevedere le date di ogni passaggio, ma possiamo realisticamente ipotizzare che prima del mese di novembre p.v. sarà molto difficile che venga espletata la prova preselettiva.
La prova preselettiva: numero di item e punteggio
Il primo scoglio da superare è proprio la prova preselettiva. Ci sono alcuni punti di attenzione. Per esempio: il numero degli item; il relativo punteggio che determina l’ammissione alla prova successiva; ma soprattutto la tipologia degli item e la loro eventuale pubblicazione preventiva.
Nelle precedenti bozze di regolamento si faceva riferimento ad una prova preselettiva di 50 item. Ora sembra invece che il numero sia stato portato a 100. Il meccanismo di funzionamento del sistema di assegnazione del punteggio sembrerebbe scoraggiare le risposte casuali. Si attribuisce, infatti, 1 punto per ogni risposta esatta, – 0,30 per le risposte sbagliate e 0 punti per le risposte omesse.
Sembrerebbe inoltre certo che non ci sarà bisogno di raggiungere un punteggio prestabilito per superare la prova. Nel 2011 si parlava di una quota minima di 80/100. Ora, invece, il numero dei candidati ammessi alla prova scritta sarà pari a tre volte quello dei posti disponibili, ivi compresi gli “ex aequo”, cioè tutti quelli che conseguiranno un punteggio pari al candidato collocato nell’ultima posizione utile.
Questa scelta mette bene in evidenza la natura della prova preselettiva: non si vuole accertare attraverso questo primo passaggio la qualità della preparazione dell’aspirante dirigente, quanto piuttosto pre-selezionare un numero di candidati parametrati al fabbisogno, e tale che possa essere gestito facilmente attraverso prove concorsuali. In tal modo si evita anche l’ipotesi di numeri troppo bassi, cioè inferiori ai posti messi a concorso.
Pubblicazione preventiva degli item?
L’attuale schema di regolamento prevede la pubblicazione dei quesiti. Nell’art. 8, comma 6, si dice infatti: “I quesiti sono estratti da una banca dati resa nota tramite la pubblicazione sul sito del Ministero almeno 20 giorni prima dell’avvio della prova”.
È la stessa scelta del precedente concorso a dirigente scolastico del 2011, su cui però bisognerebbe tornare a riflettere, proprio ad evitare i pesanti problemi che allora l’amministrazione è stata costretta a fronteggiare.
L’ipotesi alternativa potrebbe essere invece quella di non rendere noti i quesiti predisposti. Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico, che il Miur dovrà nominare subito dopo l’uscita del bando, potrebbe prepararne un numero più limitato (es. 500), tale da permettere comunque un’estrazione casuale della batteria di test, che metta i candidati nelle stesse condizioni. È la procedura utilizzata nella prova preselettiva dell’ultimo concorso a dirigente tecnico, che sembra invece non aver comportato ricadute negative.
Quindi, anche se a livello teorico entrambe le soluzioni vanno analizzate attraverso i punti di forza e le relative criticità, non si possono ignorare le esperienze pregresse. È questa anche una raccomandazione dello stesso CSPI nel parere espresso il 13 luglio 2017.
Qualche vantaggio…
Il Miur, se resta confermata questa impostazione, dovrà predisporre un repository di oltre 5000 item (standard di riferimento) prima della prova, e da questo estrarre, secondo pesi percentuali stabilite per le 9 aree tematiche, i 100 item per ogni candidato. È pur vero che alcune amministrazioni ricorrono usualmente alla pubblicazione preventiva. Ci riferiamo alla Giustizia, ma soltanto per le qualifiche di magistrato e notaio; ai ruoli amministrativi per il Senato e per la Camera; alla Guardia di Finanza per gli allievi finanzieri. Ma ciò non rappresenta sicuramente un obbligo per tutti i ministeri.
Emerge un’idea un po’ esasperata di “trasparenza”. È un conto che una amministrazione pubblica debba sempre rendere conto della correttezza del proprio operato; è un conto farlo attraverso strumenti che possano avere ricadute negative. Il principio della trasparenza sollecita un controllo diffuso da parte del cittadino sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse. Divulgare preventivamente gli item è sicuramente un atto di trasparenza che potrebbe prevenire comportamenti non corretti, irregolarità ed anche fenomeni corruttivi. Ma le esperienze del precedente concorso indurrebbero a riesaminare tale scelta. Basti pensare alle innumerevoli denunce per i quiz sbagliati, per quelli imprecisi, per quelli opinabili. L’amministrazione ha dovuto ritirare preventivamente centinaia di item già pubblicati (975 test su 5750), rispondere alle querele e provvedere, successivamente, anche a sanare alcune situazioni con ulteriori provvedimenti legislativi.
La pubblicazione degli item non tutela preventivamente l’amministrazione da possibili contenziosi (oggi c’è una tendenza al “ricorso facile”). Sono proprio i contenziosi che attualmente costituiscono i maggiori ostacoli nei confronti dell’efficacia del servizio pubblico.
Ma tanti rischi…
Per elaborare oltre 5.000 item occorrono tempi lunghi. È difficile che esperti (art. 13, comma 2), pur autorevoli e competenti (docenti universitari, magistrati della Corte dei Conti, avvocati di Stato, dirigenti scolastici e tecnici…), possano garantire, in un arco temporale assai limitato, la qualità assoluta dei test. Il numero è tale che qualsiasi professionista, chiamato a costruire, per esempio, 100 item su un argomento, cadrà, giocoforza, nella logica del dettagli. Questo confermerà l’impressione che a contare nelle professioni dirigenziali siano solo i frammenti e i nozionismi. Per gli aspiranti dirigenti, i 5.000 quesiti potranno diventare un buon eserciziario per la memoria, ma non garantiranno alcuna competenza vera, quella che li aiuterà ad affrontare e risolvere i problemi reali. Né arricchiranno il loro curricolo professionale.
Questo concorso, più volte rinviato, sta creando una platea importante di insegnanti interessati. Molti di essi stanno studiando da anni ed in maniera seria; sicuramente si sono messi più volte alla prova ed avranno pure acquisito conoscenze approfondite; avranno sicuramente una preparazione diversa da coloro che lo tenteranno potendo contare solo su una buona memoria.
Se, invece, gli esperti avranno il compito di impegnarsi su un numero limitato di item (500 o poco più), si può realisticamente pensare che il risultato possa essere ineccepibile, sia sul piano formale sia sulla qualità e pertinenza dei contenuti. Potrà essere un buon aiuto per selezionare persone a partire dalle loro capacità logiche e riflessive.
In attesa del bando, alcuni consigli utili
Considerando che, con tutta probabilità, la prima prova non sarà effettuata prima del mese di novembre, i tempi sono tali da invogliare a concorrere anche coloro che fino ad oggi non ci hanno pensato: c’è uno spazio temporale sufficiente per uno studio adeguato. A patto, però, che si incominci subito.
È chiaro che bisogna superare lo scoglio della prova preselettiva. Ma per avere qualche garanzia non si può aspettare che siano pubblicati i 5000 item: i 20 giorni utili non sarebbero comunque sufficienti per padroneggiare le domande proposte, a meno che non si possa contare su una memoria “oltre la norma”.
Gli aspetti tematici su cui bisogna prestare attenzione saranno sicuramente quelli suggeriti dall’art. 10 del regolamento (cfr. Tab. 1).
Tab. 1 – Art. 10, Schema Regolamento
Versione su cui il CSPI ha espresso parere nella seduta del 13 luglio 2017
I cinque quesiti a risposta aperta vertono sulle seguenti materie |
a) Normativa riferita al sistema di istruzione e di formazione e agli ordinamenti degli studi in Italia, con particolare attenzione ai processi di riforma in atto |
b) Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realtà delle istituzioni scolastiche ed educative statali |
c) Processi di programmazione, gestione e valutazione delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento alla predisposizione e gestione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, all’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento, nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio |
d) Organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione della didattica |
e) Organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realtà del personale scolastico |
f) Valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti, dei sistemi e dei processi scolastici |
g) Elementi di diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonché del diritto penale, con particolare riferimento ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e in danno di minorenni |
h) Contabilità di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali |
i) Sistemi educativi dei Paesi dell’Unione Europea |
Non pensiamo, infatti, che tali tematiche possano subire cambiamenti. Si tratta innanzitutto di studiare in maniera mirata, e poi di provare a rispondere a domande altrettanto mirate. Per esempio, la piattaforma Tecnodid – alla luce dei contenuti del concorso – mette a disposizione più di 100 documenti di base aggiornati e, per ognuno di essi, una serie di test che aiutano a riassumere idee, informazioni e concetti. Ma non basta. Bisogna abituarsi anche a spaziare da un argomento all’altro, e per questo (sempre nella piattaforma suggerita) si può fruire di un’apposita sezione che permette di simulare costantemente la prova preselettiva. Ci si potrà impratichire utilizzando batterie di 50 o 100 domande prese casualmente da tutte le aree dell’art. 10 (cioè da un repository di oltre 1500 item), e in maniera diversa ogni volta che il test viene ripetuto.
Bisogna inoltre tener presente che, dai risultati della preselezione alla data per la prova scritta, i tempi saranno altrettanto limitati. Allo stato attuale sappiamo infatti che la seconda prova consisterà in cinque quesiti a risposta aperta oltre a due quesiti in lingua straniera. Ciascuno dei due quesiti in lingua straniera sarà a sua volta articolato in cinque domande a risposta chiusa, che intendono verificare la comprensione di un testo nella lingua prescelta dal candidato tra inglese, francese, tedesco e spagnolo (livello B2 del CEFR).
Sarebbe utile e ragionevole incominciare subito a mettersi alla prova per costruire risposte ai quesiti con l’obiettivo di imparare a farsi capire ed apprezzare (essere brevi, chiari, essenziali, ma anche ben strumentati). Torneremo in maniera più dettagliata su questi argomenti in una prossima news, non appena saranno resi noti regolamento e bando.