Cosa sono e perché nascono i laboratori territoriali (LTO)?
D.M. 657 del 4 settembre 2015: in attuazione della Legge 107/2015 il MIUR stanzia, nel quadro generale del Piano Nazionale Scuola Digitale, 45 milioni per creare negli Istituti scolastici di secondo grado laboratori e “spazi dall’alto profilo innovativo a disposizione di più scuole del territorio, dove sviluppare pratiche didattiche avanzate in sinergia con le politiche locali per il lavoro e le imprese”.
Si tratta di una novità assoluta: spazi altamente tecnologici, che si avvalgono di partenariati tra scuole e attori del territorio (Enti, Associazioni, Aziende e Imprese), dove gli istituti potranno sperimentare e fare innovazione per sostenere i percorsi di alternanza, offrire agli studenti opportunità formative contro la dispersione, coinvolgere i “Neet”, giovani che non studiano e non lavorano, fornire formazione al territorio in cui sono inseriti.
L’obiettivo è sviluppare competenze e avvicinarsi all’innovazione attraverso la pratica, per migliorare l’occupabilità.
La realizzazione degli LTO, infatti, ha come finalità primarie “l’orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio, la fruibilità di servizi propedeutici al collocamento al lavoro o alla riqualificazione di giovani non occupati; l’apertura della scuola al territorio e possibilità di utilizzo degli spazi anche al di fuori dell’orario scolastico”.
Risorse disponibili e scuole ammesse ai progetti
La realizzazione dei laboratori è finanziata, ai sensi dell’articolo 1, commi da 56 a 62, della legge 13 luglio 2015, n. 107, con un massimale, per ogni progetto, di dimensioni mai viste prima nella scuola: il finanziamento ministeriale può raggiungere i 750.000 €, ai quali ogni progetto può aggiungere risorse provenienti da partner territoriali con forme diverse di co-finanziamento.
Le spese ammissibili nell’ambito della realizzazione del progetto sono relative ad acquisti di beni e attrezzature per i laboratori, a spese generali e tecniche e arredi, ad eventuali lavori edilizi che si rendessero necessari per adeguare gli spazi.
La progettazione ha preso il via nell’ottobre 2015; a giugno dell’anno successivo sono stati pubblicati gli esiti, e rese note le prime 58 scuole che hanno avuto accesso ai finanziamenti.
Nei mesi successivi, a fronte di economie realizzate e di ulteriori stanziamenti, sono stati ammessi al finanziamento ulteriori 14 Istituti che avevano ottenuto un punteggio significativo dalla commissione chiamata ad analizzare i progetti.
Ad oggi, quindi, sono 72 le reti di scuole italiane che sono chiamate a realizzare, nell’arco di un triennio, spazi, idee, progetti di elevata qualità ed innovazione, in sinergia con il mondo produttivo del territorio.
Una start-up per stimolare l’occupazione dei giovani
Come previsto dal bando, gli istituti scolastici hanno fatto sistema, riunendosi in reti più o meno articolate, da un minimo di 3 scuole fino a raggiungere dimensioni di una decina e oltre di realtà scolastiche coinvolte.
Ogni rete ha coinvolto gli Enti locali e ha chiamato a raccolta le Università, le Associazioni, le Imprese: sono diventate luoghi di incontro, di sperimentazione tra vecchie e nuove professioni, e di pratica dell’innovazione tecnologica, sociale e individuale, per stimolare la crescita professionale, le competenze e l’autoimprenditorialità, anche al di fuori dell’orario scolastico.
Uno degli obiettivi dei laboratori è, infatti, il mantenimento a distanza; una volta realizzate strutture e spazi adeguati, i laboratori dovranno costruire le condizioni per proseguire nel tempo le loro attività, fornendo servizi al territorio sia attraverso l’erogazione di formazione a profili professionali extra-scolastici, sia realizzando prodotti e strumenti da mettere a disposizione del tessuto produttivo locale: una sorta di start-up di impresa che, avvalendosi delle dotazioni acquisite, sia in grado di fare innovazione.
Ogni rete sta quindi sviluppando percorsi in stretto collegamento con le filiere produttive del territorio di appartenenza: accanto a percorsi di carattere turistico, navale, delle costruzioni, molto alta la presenza della filiera agro-alimentare e quella meccanica-meccatronica, con ampia connessione, quest’ultima, con il tema dell’Industria 4.0 che si sta affermando in ambito imprenditoriale.
Formare professionalità per l’industria 4.0
Scendendo un po’ nel concreto, proprio nell’ambito meccanico-meccatronico e del settore manifatturiero e del packaging, occorre prima di tutto sottolineare che non si può garantire un futuro professionale di qualità agli studenti se la formazione non si allinea verso l’Industria 4.0.
Serve quindi una Scuola 4.0 capace di dialogare con il mondo dell’impresa, e di rimanere aggiornata e al passo con i tempi, affinché gli studenti possano guardare al futuro con fiducia e le aziende del territorio continuino a produrre ricchezza, sviluppo tecnologico ed occupazione.
Il raccordo della scuola con il mondo del lavoro richiede competenze sempre più aggiornate, che si tratti di periti od operatori meccanici, periti agrari capaci di utilizzare metodologie innovative nel settore agricolo e agroindustriale, geometri che debbono affrontare la sfida della bioedilizia, della domotica e dell’efficientamento energetico, studenti liceali che necessitano di approfondire gli elementi base della fisica, dell’energia, della finanza, per la prosecuzione degli studi universitari.
Le dinamiche dell’innovazione tecnologica
Di contro, la dinamica economica è ampiamente condizionata dall’innovazione: lo sviluppo e la competitività di tutti i settori, dall’industria dell’automazione all’agroindustria, dall’energia verde al mondo dei servizi, sono strettamente collegati alla capacità di saper sfruttare coding, big data, open data, Internet of Things, machine-to-machine e cloud computing, tecnologie di fabbricazione additiva e commercio digitale, tecnologie innovative che sono e saranno sempre più dominanti, e che debbono essere guidate da operatori che, conoscendo le metodiche più aggiornate, sappiano aumentare la produttività mediante l’innovazione, trovare soluzioni e risolvere problemi complessi in maniera flessibile e proattiva.
La manifattura additiva, la stampa 3D, l’automazione, la robotica, le comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato: sono ambiti che nei Laboratori territoriali hanno trovato grande spazio di azione, per sviluppare quelle competenze che, unite alle soft skill di base, rispondono proprio alle esigenze delle aziende interpellate e coinvolte nel progetto.
La via italiana alla competitività
Da non dimenticare che il MISE (Ministero per lo sviluppo economico) ha annunciato, in un documento del novembre 2015 intitolato “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, ovvero “Come fare della trasformazione digitale dell’industria una opportunità per la crescita e l’occupazione”, la propria strategia d’azione, tracciando otto aree di intervento per promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale:
- rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione;
- favorire la crescita dimensionale delle imprese;
- favorire la nuova imprenditorialità innovativa;
- definire protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo;
- garantire la sicurezza delle reti (cybersecurity) e la tutela della privacy;
- assicurare adeguate infrastrutture di rete;
- diffondere le competenze per Industry 4.0;
- canalizzare le risorse finanziarie.
I laboratori per una scuola 4.0
Alcuni di questi obiettivi sono praticabili solo se le scuole secondarie diventano a loro volta scuole che adottano tecnologie innovative, curricoli orientati al mondo del lavoro, flessibili e aggiornati, e strumentazioni adeguate. Scuola 4.0 significa imparare facendo, e quindi aprire la strada all’implementazione di percorsi che consentano di abbinare la teoria e la pianificazione, svolta in ambito curricolare, con la sperimentazione concreta in spazi laboratoriali efficienti, allo scopo di trasferire abilità e competenze in ambito lavorativo nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, stage, tirocini formativi e apprendistato.
L’obiettivo dei progetti che stanno alla base dei LTO, pertanto, è quello di perseguire la formazione di base necessaria al raggiungimento delle competenze sempre più evolute, aggiornate e sofisticate che il mondo del lavoro richiede, mediante strutture (e macchine) rinnovate, al passo con i tempi: lo spazio laboratorio diviene, in tal modo, un vero e proprio training center per preparare le professionalità di domani.