Debate e Service learning: assaggi di innovazione

Confronto di punti di vista: la metodologia del “debate”

Il “debate” è una metodologia didattica utilizzata in molti Paesi europei, in particolare anglosassoni, ove è divenuta una vera e propria materia curricolare[1], tanto da originare campionati mondiali (quest’anno previsto a Bali ad agosto[2]). I modelli di debate sono vari, fra cui il format “Karl Popper“, ma le radici della metodologia affondano fortemente nella tradizione italiana, soprattutto, nella disputatio medioevale con aperture verso la filosofia e la retorica. Le regole di funzionamento prevedono un dibattito con tempi e regole definite e prestabilite, in cui due squadre sostengono e disputano un’affermazione o un tema assegnato, analizzando da un lato i pro e dall’altro i contro. A coloro che dibattono si aggiungono altri ruoli (ad es. il cronometrista e i giudici…). La struttura è fortemente predefinita con sequenze conversazionali stabilite, tempi, pause e fasi schematizzati.

Le finalità del “debate”

Il “debate” si propone di migliorare la capacità di ascolto critico e costruttivo rispettando il punto di vista altrui; di parlare in pubblico, sapendo persuadere, e di lavorare in autonomia, ricercando e selezionando i materiali e le fonti. In tal senso consente di acquisire le cosiddette “life skills” o competenze trasversali[3], necessarie e richieste in campo lavorativo e indispensabili nelle esperienze di scuola e transizione in uscita (colloquio, esame, interrogazione…) e insiste su un tema di particolare attualità oggi, ossia il reperimento di fonti autorevoli a discapito delle “bufale” e dell’eccesso comunicativo proliferante nella rete.

Se pensiamo al massiccio uso del web come luogo per “fare ricerche”, all’overdose comunicativa e alla prolissità che caratterizza in linea generale il mondo scolastico e non solo, ma l’intero panorama italiano (dalla politica, ai talk show sui più svariati temi…), comprendiamo come la capacità di ricercare, selezionare e veicolare le proprie opinioni in un tempo predefinito sia fondamentale per posizionare correttamente le proprie convinzioni e tesi.

Non da meno, recenti ricerche dimostrano che i ragazzi che praticano il “debate” sono più motivati allo studio, e le conoscenze migliorano in termini di sedimentazione e mantenimento nel lungo periodo.

Opportunità offerte dal MIUR

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sensibile alle innovazioni, ha da tempo lanciato per gli studenti di scuola secondaria di 2°grado la possibilità di partecipare ad esperienze di TED e debating[4] attraverso le iniziative multimediali TED e TEDx Youth (eventi autorganizzati), che nel 2018 si svolgerannoa Bologna con lo slogan “Il nostro orizzonte è il mondo“.

Per sintesi non si approfondisce oltre, ma è possibile trovare la rete delle scuole debate sul sito dedicato Wedebate.org

Cos’è il “Service Learning”?

Il Service Learning include due concetti importanti:

– Service: ossia il volontariato per la comunità;

– Learning: centrato sull’acquisizione di competenze professionali, metodologiche e sociali.

Si può parlare di vero Service quando il bilanciamento fra i due concetti è equilibrato. Il “Service Learning” non prevede un metodo rigido con regole fisse, ma è un approccio recente nato nel mondo americano e diffusosi rapidamente, grazie alla stretta interrelazione fra crescita personale dell’individuo e comunità sociale, in un virtuoso connubio di servizio alla comunità e sviluppo personale, con integrazione di teoria e pratica, vita reale con apprendimento.

Carattere saliente è la non estemporaneità, ma la costruzione accurata al fine di integrarsi pienamente nel curricolo scolastico. È un’esperienza che viene da lontano e che affonda le radici nella scuola attiva di John Dewey.[5] A titolo di esempio Jane Kendall ha rintracciato oltre 149 modalità di realizzazione del Service[6]! Il “Service Learning”, inoltre, non è un’esperienza individuale di volontariato, centrata sull’aiuto e sull’azione, ma è curvato sull’analisi e l’approfondimento delle radici, con una forte connessione territoriale[7], e degli esiti dell’esperienza.

Le finalità del “Service Learning”

Centrali nell’azione del Service sono la stretta correlazione con la comunità di appartenenza e la connessione con gli apprendimenti scolastici, con integrazione di curricolo, azione realizzata, ricerca e interdisciplinarietà in ottica di problem solving. La partecipazione attiva dello studente costituisce un principio portante, poiché non è possibile partecipare in chiave “assistenzialista” passiva, ma occorre essere attivi portatori di esperienze, con una forte responsabilizzazione dello studente.

Per ragioni di spazio non si approfondisce ulteriormente, ma è possibile ritrovare approfondimenti in numerose ricerche on line e in esperienze scolastiche in Italia e all’estero ad ampia diffusione[8].

I progetti e le risorse per le scuole (a.s. 2016/2017)

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha promosso, con il Decreto Ministeriale n. 663 del 1.9.2016[9], di arricchimento dell’offerta formativa, all’articolo 5 comma 2, la realizzazione di iniziative volte al potenziamento della partecipazione studentesca nell’ambito del progetto “Introduzione di metodologie di partecipazione nel sistema scolastico italiano”, fra cui la metodologia del Debate e del Service Learning, assegnando l’importo di 720.000,00 euro suddivisi in varie azioni. Si evidenziano per l’attinenza con i temi Debate Public Service:

– 30.555,55 euro per la formazione di studenti e docenti sulle modalità del dibattito scolastico e dell’apprendimento-servizio, individuati dai 18 Uffici Scolastici Regionali; esito diffuso sul sito di Monitor 440 al link https://www.monitor440scuola.it/2016/11/conclusione-bandi/ con nota prot. n. 1193 del 8.3.2017;

– 170.000,00 euro per l’individuazione di n. 1 istituzione scolastica su tutto il territorio nazionale per l’organizzazione delle Olimpiadi di Debate Service Learning con squadre provenienti da tutta Italia; esito diffuso sul sito di Monitor 440 al link: https://www.monitor440scuola.it/2016/11/conclusione-bandi/ con nota prot. n. 275 del 20.1.2017 – Istituto “Tosi” di Busto Arsizio Varese – Lombardia e IIS “Leonardo da Vinci ” di Firenze – Toscana;

– 100.000,00 euro per la realizzazione del Piano sperimentale pilota TED – Youth (Technology, Entertainment, Design) da parte di n. 1 scuola per la realizzazione di iniziative volte al potenziamento e alla partecipazione studentesca; esito diffuso sul sito di Monitor 440 al link https://www.monitor440scuola.it/2016/11/conclusione-bandi/ con nota prot. n. 274 del 20.1.2017 Liceo “Righi” di Bologna – Emilia-Romagna.

Le risorse messe in campo per la sperimentazione sono quindi significative e mettono in atto azioni per il corrente anno scolastico che meritano diffusione e valorizzazione.

Pensiero critico contro le “fake news”

In considerazione della novità, nel panorama italiano, di entrambe le metodologie, è necessario certamente lavorare in termini di formazione dei docenti e di diffusione e sperimentazione dell’attività, organizzando momenti di incontro e competizione con i ragazzi. Ciò al fine di non rendere “estemporanea” l’esperienza, a forte rischio di moda o di entusiasmi individuali, ma di radicarla nella pratica didattica comune, integrandola strettamente nell’azione curricolare[10].

Una riflessione: ci lamentiamo spesso e volentieri che le scuole non “attrezzano” alla vita, e che la rete è una grande opportunità ma che presenta molti rischi, fra gli altri il tema attuale delle “bufale” e delle “fake news” (così diffuse da vedere in quotidiani di informazioni pullulare nuovi originali editoriali di “smascheramento delle bufale della settimana”!). Entrambe le metodologie costituiscono quindi, se intrecciate alla didattica e integrate nel curricolo, mezzi potenti di sviluppo del pensiero critico e di quelle autonomie per studenti (ma anche per docenti!) richieste per affrontare la vita in modo attivo e non passivo, e per renderci costruttori di pensiero e non fruitori mediocri e anonimi.

Speriamo quindi che anche in questo caso, come purtroppo avviene non di rado, non siano “facili entusiasmi” ma costrutti fondanti del far scuola quotidiano.

In particolare in Emilia-Romagna è stata avviata una riflessione di connessione sul tema del “Service learning“, in chiave di utile e intelligente strumento per rivitalizzare il tema della conversione delle sanzioni disciplinari in azioni di ri-educazione e ri-orientamento dello studente che ha “sbagliato” e che, in chiave di vera e reale partecipazione alla comunità, ha bisogno di essere accompagnato in un percorso pienamente integrato di costruzione sociale di recupero.

Una sfida enormemente attuale e complessa anche di fronte alla noia che come ci ricorda Ugo Foscolo … “proviene o da debolissima coscienza dell’esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire, o da coscienza eccessiva, per cui vediamo di non poter agire quanto vorremmo.

I nostri ragazzi vogliono agire, a volte lo fanno maldestramente o male, ma a noi spetta fornire strumenti per scegliere e curvarsi verso direzioni di senso.

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[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Debate

[2] https://schoolsdebate.com/tournament/bali-2017/

[3] https://www.slideshare.net/carlomariani9655/lezione-1-modelli-di-apprendimento-e-metodologia-didattica

[4] http://iostudio.pubblica.istruzione.it/web/guest/ted-e-debate

[5] http://educazionedemocratica.org/archives/2777

[6] https://www.jstor.org/stable/27797142?seq=1#page_scan_tab_contents

[7] http://www.itiscalfaro-cz.gov.it/attachments/article/403/SERVICE%20LEARNING.pdf

[8] https://en.wikipedia.org/wiki/Service-learning e in rete “Esperienze di service learning in Italia”

[9] http://www.istruzione.it/arricchimento-offerta-formativa/allegati/2016/DM%20663%20DEL%201-9-2016.pdf

[10] http://www.wedebate.org/il-progetto.html