Alcune definizioni
Diamo, qui di seguito, due definizioni autorevoli di Apprendimento cooperativo:
«L’apprendimento cooperativo è una attività di apprendimento di gruppo organizzata in modo tale che l’apprendimento sia dipendente dallo scambio di informazioni strutturato socialmente tra gli apprendenti in gruppi. Ogni apprendente è da considerarsi responsabile del proprio apprendimento ed è motivato a favorire l’apprendimento degli altri» (Olsen, Kagan 1992: p. 8, traduzione nostra).
«Cooperazione è lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. All’interno di situazioni cooperative, ciascun individuo ricerca risultati che diano beneficio a sé stesso e agli altri membri del gruppo. L’Apprendimento cooperativo è l’impiego di piccoli gruppi attraverso i quali gli studenti lavorino insieme per massimizzare il proprio apprendimento e quello degli altri. Può essere posto in contrasto all’apprendimento competitivo, nel quale gli studenti lavorano l’uno contro l’altro per raggiungere obiettivi scolastici come il voto “10”» (Johnson et al. 1994: p. 4, traduzione nostra).
I quattro cardini metodologici dell’Apprendimento cooperativo | |
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Interdipendenza positiva | Per raggiungere uno scopo o svolgere un compito nel gruppo non si può fare da soli. Gli altri sono necessari. L’Interdipendenza si verifica quando il profitto dei singoli studenti o dei gruppi è correlato positivamente. Se il profitto di uno studente è associato al profitto degli altri studenti, gli apprendenti sono positivamente interdipendenti. |
Responsabilità individuale | Ogni studente è responsabile nel gruppo per la sua parte di progetto.
Due slogan per la Responsabilità individuale potrebbero essere i seguenti: «L’impegno di ciascuno per l’obiettivo comune». «Compiti, ruoli e risorse individuali per un obiettivo comune». |
Equa partecipazione | Tutti i membri del gruppo intervengono e contribuiscono per il raggiungimento dell’obiettivo comune. |
Interazione simultanea | Tutti i membri del gruppo sono simultaneamente attivi nello stesso momento in tutti i gruppi. |
Il metodo ALC
Il metodo a mediazione sociale ALC (Apprendimento Linguistico Cooperativo), basato sull’integrazione dei principi dell’Apprendimento Cooperativo (AC) e della Facilitazione Linguistica e degli apprendimenti (FL), nasce dalla volontà di implementare e potenziare a scuola prassi didattiche inclusive, attraverso compiti e obiettivi di piccolo gruppo come sfida per lo sviluppo, per tutti e per ciascuno, di conoscenze, abilità e competenze al contempo socio-relazionali e disciplinari. Le attività cooperative, graduate e accessibili anche per studenti con competenze interlinguistiche e/o con bisogni educativi speciali o specifici, sono stimolanti per tutti i discenti, ricche di elementi interculturali e plurilingui.
Il metodo ALC è stato sperimentato, per la prima volta, nelle scuole del Comune di Prato all’interno del progetto “Implementazione del Portale Integrazione e sua Gestione Sperimentale a Livello Locale”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali tramite ANCI, nell’anno scolastico 2012-13. Tale metodologia è stata consolidata sul territorio pratese grazie al progetto FEI “LINC (Linguaggi Inclusivi e Nuova Cittadinanza)”, che ha permesso una rielaborazione del modello, che prende adesso il nome di ALC-C3I. Con tale rielaborazione si sono individuati quattro importanti punti di forza nell’impianto metodologico: clima di classe, interdipendenza positiva, inclusione, intercultura.
Con l’Apprendimento Cooperativo (AC) si interviene sulla costruzione del gruppo e la promozione di un clima positivo di lavoro: da AC derivano l’attenzione ai quattro cardini metodologici (Interdipendenza positiva, Responsabilità individuale, Equa partecipazione, Interazione simultanea) e un pacchetto di procedure didattiche cooperative. Con le metodologie e le tecniche della Facilitazione Linguistica (FL) si lavora sulle abilità linguistico-comunicative e per lo studio, attraverso strumenti alternativi per accedere alle conoscenze disciplinari, coniugandole con una visione interculturale alla valorizzazione delle conoscenze, abilità e competenze (pluri)linguistiche: da FL derivano le tecniche di facilitazione e semplificazione testuale, l’attenzione al parlato del docente, l’attenzione ai processi di apprendimento linguistico, il rispetto del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER); il lavoro incentrato sulle abilità linguistico-comunicative e sul fare con la lingua per lo sviluppo di competenze legate all’agire con la lingua; l’attenzione agli aspetti della pedagogia interculturale.
Il metodo ALC nasce dall’assunto che in un contesto scolastico plurilingue, un clima di classe positivo, ricco di scambi significativi di collaborazione, aiuto e condivisione tra i ragazzi, stimoli e faciliti gli apprendimenti.
La ricerca-azione condotta nell’a.s. 2012-2013 da Maurizio Gentile e Tiziana Chiappelli, insieme alle psicologhe Jessica Nistri e Pamela Pelagalli della Cooperativa sociale ‘Pane&Rose’ di Prato, ha evidenziato un cambiamento tra prima e dopo l’intervento educativo, nella struttura e nella densità delle relazioni all’interno delle classi.
Il modello operativo
Il modello operativo – consolidandosi nel tempo grazie alla costante sperimentazione da parte del Comune di Prato sul territorio – prevede che ciascun Incontro/Lezione (I/L) o Unità di Lavoro/Apprendimento (UdLA) (della durata di circa 2 ore) e ciascuna Unità Didattica (4 incontri della durata di circa 8 ore) siano articolati in 3 fasi:
- Fase relazionale introduttiva;
- Fase centrale di lavoro sulle conoscenze/abilità/competenze riguardanti le microlingue e le discipline scolastiche;
- Fase conclusiva di auto-valutazione, di valutazione e di feedback.
Questa organizzazione degli interventi educativo-didattici è in piena sintonia con quanto proposto da Pierangela Diadori per l’Unità di Lavoro (UdL) nella didattica dell’italiano, che presenta la seguente strutturazione interna: Introduzione-Svolgimento-Conclusione.
In ALC-C3I, ogni UdLA e l’UD nel suo complesso seguono la stessa organizzazione interna, con una fase introduttiva, nella quale si lavori soprattutto sul clima di classe, sulla formazione dei gruppi cooperativi, sulle relazioni all’interno dei gruppi cooperativi, sulle pre-conoscenze e sulla contestualizzazione del lavoro disciplinare; una fase centrale di svolgimento del lavoro sulle discipline, centrato sui testi in microlingua (scoperta/comprensione dei testi; ricerca sui testi, rielaborazione dei temi e delle strutture dei testi; riflessione sulle regolarità scoperte nei testi); ed infine una fase conclusiva di auto-valutazione, di feedback e di valutazione del lavoro dei gruppi e dei singoli apprendenti.
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Per approfondimenti
Gentile M., Chiappelli T. (a cura di) (2016), Intercultura e inclusione. Il Cooperative Learning nella classe plurilingue, Milano, FrancoAngeli.
Pona A. (2016), L2. La facilitazione linguistica e degli apprendimenti nella classe plurilingue. Appunti per la scuola, Napoli, Tecnodid Editrice.