Una “buona formazione” per i dirigenti scolastici
Le annuali risorse finanziarie messe a disposizione dalla legge 440/1997 sono state ripartite con il DM 663 del 1° settembre 2016, che ha individuato criteri e parametri per l’arricchimento dell’offerta formativa nei confronti degli studenti (capo I), del personale scolastico (capo II) e del funzionamento delle istituzioni scolastiche (capo III). In particolare l’articolo 24 ha destinato un milione di euro per la formazione dei dirigenti specificatamente sulle innovazioni introdotte dalla legge 107/2015.
Il decreto direttoriale del 22 dicembre 2016 (prot. n. 1441) ha definito le condizioni, i modelli e i contenuti da privilegiare, e una nota ministeriale dettagliata (la n. 40586 del 22-12-2016) ha assegnato i finanziamenti ad una scuola polo per ogni regione, fornendo le necessarie indicazioni per la progettazione del piano di formazione dei dirigenti (compresi quelli neo-assunti).
È usuale che attraverso note ministeriali si diano chiari indirizzi con lo scopo di uniformare i comportamenti di massima sul territorio nazionale. E ciò potrebbe costituire una garanzia nei confronti di tutti i soggetti interessati. È forse un po’ meno usuale che una nota ministeriale entri, in maniera assai decisa, sul modello formativo, sui sistemi operativi per la progettazione del piano e sugli stessi contenuti da affrontare.
Ci piace immaginare che il senso di questa scelta sia finalizzato a utilizzare al meglio le opportunità previste dalle norme, con l’obiettivo di incidere maggiormente sulla qualità della scuola. La legge 107/2015 rende più espliciti alcuni “autonomi poteri” dei dirigenti scolastici (art. 25 del D.lgs. 165/2001), ma a patto che da tali “poteri” scaturiscano azioni condivise che migliorino la preparazione degli allievi. I temi proposti danno precise indicazioni di percorso (seppure ampie e flessibili) che si agganciano ad alcuni aspetti del comma 93 della legge 107/2015, su cui saranno poi valutati i dirigenti stessi. Per esempio, c’è una particolare attenzione su come il dirigente saprà valorizzazione il personale, promuovere la partecipazione, incoraggiare la collaborazione di tutte le componenti della comunità scolastica. C’è anche una sottolineatura del rapporto tra strategie utilizzate, processi attivati, innovazioni avviate e ricaduta sul successo formativo degli studenti
Formarsi bene per migliorare la scuola e gli studenti
In realtà, la letteratura e le evidenze empiriche ci dicono che il dirigente non può incidere direttamente sugli apprendimenti degli studenti, ma lo fa indirettamente, attraverso le scelte che compie. I fattori che incidono sulle scelte possono essere diversi e non tutti facilmente misurabili: dal modello di leadership alle strategie usate, dalla capacità di creare condivisione alla valorizzazione del capitale professionale, dall’abilità ad ottimizzare le risorse all’apprezzamento del suo operato nella comunità professionale e sociale.
L’impatto è mediato anche da variabili intermedie, da effetti indiretti, dal contesto socio-economico e culturale entro cui opera la scuola. C’è poi la capacità del dirigente di innovare tecnologicamente gli ambienti di apprendimento, di far nascere opportunità creative, di saper costruire buoni curricoli personalizzati. Sono queste le condizioni che andranno di certo ad influire sulla qualità della scuola e degli esiti formativi degli allievi[1]. I temi proposti dalla nota e dal decreto del 22 dicembre 2016 possono essere letti, quindi, come piste di orientamento, utili ad approfondire alcuni aspetti della leadership di scuola mirata all’apprendimento degli studenti.
Quale rapporto tra formazione e valutazione
Ma c’è da farsi anche una seconda domanda. Come si collegano questi obiettivi della formazione, selezionati a livello nazionale, con la specifica valutazione alla quale i dirigenti, in base al comma 93 della legge di riforma, saranno sottoposti?
Come è noto, sulla valutazione dei dirigenti si sta ora perfezionando il modello operativo e sono in avvio le prime azioni.
La risposta va, comunque, rintracciata nella legge stessa e, in maniera più specifica, nella direttiva ministeriale del 18 agosto 2016 n. 36, che disciplina il procedimento di valutazione. Il dirigente sarà valutato sicuramente sulla base degli obiettivi contenuti nella lettera di incarico del direttore regionale. Essi sono: a carattere nazionale, in sintonia con le scelte strategiche dettate dal Miur; a carattere regionale, al fine di promuovere e sviluppare le scelte specifiche del territorio; ma anche a livello di scuola, le cui priorità saranno in sintonia con quelle indicate nel Piano di miglioramento (PdM)[2]. Il dirigente dovrà orientarsi e riflettere sui compiti e sulle competenze richieste per l’esercizio della specificità delle proprie funzioni. Una buona formazione serve a capire meglio come muoversi sia per raggiungere tali obiettivi sia per acquisire consapevolezza dei necessari processi.
Ambiti tematici di approfondimento
I temi da approfondire attraverso percorsi formativi – dice la nota del 22 dicembre 2016 – sono tutti desunti dalla legge 107/2015, o perlomeno (noi precisiamo) quelli che coinvolgono più direttamente la sfera d’azione dei dirigenti. Sono emblematiche, tuttavia, le indicazioni suggerite a livello nazionale. Vediamo quali ambiti tematici sono indicati.
- Gli strumenti per l’attuazione delle reti di scuole
- Le modalità di gestione dell’organico dell’autonomia e di potenziamento
- Le figure “intermedie” e l’organizzazione del lavoro collaborativo dei docenti (referenti, gruppi, dipartimenti, ecc.)
- I nuovi ambienti di apprendimento e i modelli organizzativi innovativi
- La valorizzazione della professionalità docente
- La promozione della formazione in servizio “obbligatoria, permanente, strutturale”
- La progettazione dell’alternanza scuola-lavoro (figure, ruoli, modelli)
- La gestione delle relazioni umane (ascolto, conflitti, decisioni, ecc.)
- Il curricolo verticale, la didattica per competenze, la valutazione formativa
- L’orientamento, il curricolo dello studente, la personalizzazione dei percorsi
- Le dimensioni della progettualità scolastica e i relativi atti di indirizzo (PTOF, PdM, PAI, ecc.).
Il senso delle scelte nazionali: per una leadership for learning
La legge 107/2015, di fatto, riprende in mano quasi tutto il sistema scolastico, ad esclusione degli ordinamenti. L’individuazione di undici settori da privilegiare per la formazione non è stata sicuramente un’azione solo formale, ma una chiara indicazione di intenti. Si sarebbero potuti privilegiare tanti altri settori attinenti a funzioni gestionali, amministrative, giuridiche, finanziarie e contabili. Si potevano indicare materie come la privacy, la trasparenza, le responsabilità dirigenziali, la gestione degli appalti, i procedimenti amministrativi, i ricorsi ecc.
I temi indicati vanno letti pensando al nuovo modello di leadership che emerge dalla legge 107/2015. È un modello che assegna sicuramente maggiori obblighi al dirigente, imponendo però di valorizzare le persone, di curare i processi, di capire come realizzare gli ambienti di apprendimento e di essere consapevoli di ciò che serve veramente per accogliere gli studenti senza alcuna esclusione. Gli undici settori indicati concordano con questa idea di leadership.
Gli undici settori tematici sono approfonditi nel prossimo fascicolo di Notizie della Scuola (nn. 9/10 – gennaio 2017), dedicato alla formazione in servizio, specificatamente per i dirigenti e per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Dall’analisi puntuale di ognuno degli undici temi emerge un modello nuovo di dirigenza che mette al primo posto: “la governance collaborativa”, “la comunità professionale”, “la leadership condivisa”, “l’organizzazione innovativa”, “l’investimento sul fattore umano”, “lo sviluppo professionale”, “l’orientamento per il futuro”, “lo stile relazionale”, “il curricolo e le competenze”, “la centralità degli studenti”, “la progettualità del dirigente”.
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[1] Per una riflessione su questi temi, completa e molto strumentata, cfr. M.G. Dutto, Vela d’altura. Il Dirigente scolastico e la leadership della scuola, Tecnodid, Napoli, 2016.
[2] Cfr. Le Linee guida, trasmesse con Decreto Direttoriale MIUR 21 settembre 2016, prot. n. 971, che illustrano le procedure che saranno utilizzate per valutare i dirigenti e la relativa tempistica.