L’enfasi sull’autovalutazione come “perno” del sistema nazionale di valutazione è stata guardata spesso con “sospetto” dagli osservatori esterni e dagli opinionisti, quasi si trattasse di un gioco autoreferenziale, che non faceva che confermare una visione di scuola tutta interna agli addetti ai lavori. Ad ormai tre anni dall’avvio dell’esperienza si può esprimere un primo giudizio positivo, per una migliore capacità della scuola, proprio grazie all’elaborazione del RAV (qualora sia stata un’operazione condivisa), di descrivere il proprio modo di funzionare, di attribuire il giusto peso alle condizioni di contesto, di compiere un esame critico dei risultati ottenuti, di impegnarsi a fondo sui processi didattici ed organizzativi di pertinenza della scuola. Il fatto poi che il RAV sia reso pubblico su “Scuola in chiaro”, che da esso scaturiscano impegni formali di miglioramento, che il dirigente si senta fortemente impegnato (insieme alla propria comunità professionale) nel migliorare gli aspetti insoddisfacenti, lo rendono certamente un episodio significativo della storia recente della scuola italiana. Si attende, per il 2017, una revisione approfondita del RAV (ad esempio mettendo meglio a fuoco indicatori quali il digitale, l’alternanza, lo sviluppo professionale, la capacità di comunicare) e l’avvio del RAV per la scuola dell’infanzia (R.Seccia, n. 11).
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