Una delle novità più incisive della legge 107/2015 è certamente rappresentata dalla formazione in servizio per i docenti (M.Spinosi, n. 11), che diventa “obbligatoria, permanente, strutturale”, cioè elemento portante della professionalità, in sintonia con quanto già diceva il T.U. del 1994, ma con una incerta sistemazione contrattuale (CCNL 2006-2009). Il Piano nazionale per la formazione per il triennio 2016-2019, formalizzato con D.M. 797/2016) mette a disposizione ingenti risorse, ma soprattutto delinea nuove metodologie per la formazione (più operative, laboratoriali, orientate alla mediazione didattica e alla relazione educativa), individua nove priorità nazionali (dalle lingue al digitale, dalle competenze all’inclusione, dall’alternanza alla autonomia), definisce nuove regole del gioco, per il riconoscimento delle attività, la certificazione, il portfolio, il bilancio di competenze (C.Brescianini, n. 7). Sarebbe riduttivo farne un problema di ore di aggiornamento “da fare” (G.Cerini, n. 10), occorre invece tradurre un principio giusto in “buona formazione” per coltivare buone professionalità.
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