Si comincia con il Piano di sicurezza…
Un pericolo sempre in agguato in campo educativo è quello di supporre che il bambino o il giovane sappiano quello che nessuno ha mai loro insegnato, sia esso un buon metodo di studio o le potenzialità/pericolosità del web.
Restando in tema di sicurezza e salute l’art. 20 del D.Lgs. 81/2008, Obblighi dei lavoratori, impone di “prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro e su cui possono ricadere gli effetti delle proprie azioni od omissioni, conformemente alla formazione ed alle istruzioni fornite” (dal Dirigente e dagli insegnanti e altri adulti in genere).
In ambito scolastico c’è da “sostanziare” il Piano di sicurezza, contrastando anzitutto il pericolo sempre latente di considerare le prove di abbandono rapido dei locali un mero adempimento formale: esse hanno lo scopo di conoscere nella pratica i comportamenti attesi da tutti e da ciascuno in occasione di emergenze che vengono simulate proprio per acquisire la difficile capacità di controllare il panico.
Troppo spesso anche gli adulti non sono consapevoli di questo e rischiano, loro per primi, di vanificare un adempimento di grande valenza formativa: il tempo che intercorre dal suono dell’allarme all’appello effettuato sul “luogo sicuro” (100 secondi?), deve servire al bambino o al giovane per interrogarsi sulla sua capacità di gestire il proprio comportamento per “aver cura della propria sicurezza e della propria salute” in situazione di eventuale vera emergenza.
Tutti devono essere consapevoli che l’emergenza può essere incontrata anche fuori della scuola; i molti tragici fatti di cronaca devono rafforzare l’impegno di ciascuno a partecipare a queste esperienze simulate in atteggiamento di apprendimento e di riflessione sui propri comportamenti.
Lo spazio per tante “educazioni”
La C.M. 122/2000 suggerisce di collocare sempre “le varie iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della sicurezza e prevenzione” in una visione “sistemica” anche attraverso “un’opportuna rilettura dei programmi di studio relativi ai settori interessati, in modo da richiamare ai temi della sicurezza e della prevenzione eventualmente presenti nella programmazione scolastica ovvero da arricchirne i contenuti, tramite l’affermazione della diffusione ed il convinto insegnamento…”.
In questa cornice trovano spazio le “educazioni” alla salute e agli stili di vita sani: alimentazione, alcool e sostanze, tutela dell’ambiente con raccolta differenziata, …
Per una di queste, l’Educazione stradale, disponiamo da oltre 20 anni, sull’onda di un’emergenza che continua, di “Programmi … da attuarsi a partire dall’anno scolastico 1994/95, nelle scuole di ogni ordine e grado” (Decreto 5 agosto 1994, G.U. n. 193 del 19-08.1994). Vi si legge tra l’altro che “Uno degli obiettivi generali da perseguire è lo sviluppo nei preadolescenti delle capacità di mettere in atto comportamenti corretti e responsabili in materia di sicurezza in generale, di cui quella stradale rappresenta solo una parte, ancorché molto rilevante, nell’ambito della dinamica e complessa vita associata dell’era tecnologica avanzata”.
Almeno 5 emergenze
Si segnalano, ancora e in particolare, 5 piste mai sufficientemente “battute” e tutte improntate alla tutela della salute:
– il contrasto al fumo: anzitutto va rispettato il divieto prima dei 16 anni e sempre nei luoghi pubblici. Esso può però essere posto anche in collegamento con la valutazione del rischio chimico, se si pensa che l’Azienda internazionale di ricerca sul cancro considera il fumo di sigaretta e gli altri derivati del tabacco “agenti chimici pericolosi”;
– il contrasto del bullismo: i fenomeni di prevaricazione e disagio diffusi tra i giovani, soprattutto tra i 7-8 anni e i 14- 16 anni, sono considerati mobbing scolastico, specie se si considera che la scuola rappresenta il “luogo di lavoro” degli studenti;
– la sottovalutata pericolosità del rumore, specie quello causato dalle cuffie dei lettori musicali quando usate sistematicamente e con volumi elevati di suono;
– una corretta e sana educazione sessuale: scrivo queste note all’indomani della giornata nazionale per la lotta all’AIDS, che segnala il costante calo di attenzione al problema;
– le potenzialità ma anche i pericoli del web.
Sono convinto che la sensibilità del lettore mi esoneri da ulteriori approfondimenti. Mi sia consentito però di segnalare il bel volume: Alberto Pellai, Tutto troppo presto, l’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di Internet, De Agostini, 2015.