A che punto siamo?
Il Piano Nazionale di formazione triennale docenti presentato il 3 ottobre 2016 al MIUR è nei fatti entrato nelle scuole che si interrogano sugli aspetti attuativi, talora con spinte in avanti talaltra con timori inibitori.
In questa fase:
– gli Uffici Scolastici Regionali hanno comunicato o stanno comunicando al MIUR le scuole polo individuate dalle reti di ambito per la formazione (nota MIUR 2915 del 15 -9-2016) che saranno destinatarie delle risorse per la formazione per il prossimo triennio;
– la governance del piano è affidata al MIUR con cabina di regia nazionale, agli Uffici Scolastici Regionali con le costituende task force/staff per la formazione con compiti di indirizzo, e alle scuole per l’individuazione delle priorità strategiche correlate ai Piani dell’Offerta formativa, ai Piani di miglioramento e ai rapporti di autovalutazione, e per lo sviluppo di progettualità ancorate al contesto;
– le scuole polo riceveranno a breve un budget per le scuole della rete, correlato al numero dei docenti dell’ambito, con acconto e saldo a rendicontazione, attraverso piattaforma di monitoraggio. È stato così possibile evitare l’ipotesi di “bandi” che appesantiscono l’azione amministrativa e soprattutto non riescono sempre a coinvolgere l’intera platea delle scuole italiane;
– il modello emergente è quello delle reti di scuole, con attenzione agli equilibri territoriali e garanzia di risorse per tutte le scuole dell’ambito.
Il nodo della progettazione (unità formative)
Al di là dei pur necessari aspetti gestionali, il vero nodo è rappresentato dalla qualità della formazione. Non basta sommare le ore. Si pone la necessità di costruire un'”anatomia” del modello di unità formativa, certamente per analogia ascrivibile al Credito Formativo Universitario, ma collegandosi agli obiettivi di una buona formazione, alle azioni da realizzare e alle pratiche più efficaci. C’è chi propone un modello nazionale di unità formativa scolastica ma, d’altra parte, lasciare le scuole libere di sperimentare può voler dire, come per altre azioni, addivenire ad un modello condiviso e validato sul campo, forse più efficace.
Vedremo in quale direzione si muoverà l’amministrazione, auspicando un ampio respiro per la progettualità delle scuole.
Il capitolo 6 del Piano Nazionale richiama la struttura di massima di un’unità formativa per il percorso di formazione. Si ribadisce, infatti, che è importante qualificare, prima che quantificare, l’impegno del docente, considerando non solo l’attività in presenza, ma tutti i momenti che contribuiscono allo sviluppo delle competenze professionali, come ad esempio:
– formazione in presenza e a distanza,
– sperimentazione didattica documentata e ricerca/azione,
– lavoro in rete,
– approfondimento personale e collegiale,
– documentazione e forme di restituzione/rendicontazione, con ricaduta nella scuola,
– progettazione.
Le prime realizzazioni
Alcuni Uffici Scolastici (Toscana, Veneto, Marche, …) stanno realizzando azioni di formazione-informazione ai dirigenti scolastici sul Piano, definendo le task force regionali, promuovendo la costituzione delle reti e proponendo curvature tematiche in relazione alle proposte degli staff regionali.
L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna ha predisposto un’azione di accompagnamento volta a fornire alle scuole primi orientamenti per sintetizzare i contenuti salienti del Piano di formazione nazionale per il personale della scuola, per modellizzare l’attestazione delle unità formative e, soprattutto, per riflettere, prima di agire, su quali sono gli obiettivi che una formazione efficace si propone. Il respiro triennale del piano consente di metabolizzare le innovazioni, che certamente saranno accompagnate da note di indirizzo da parte dell’amministrazione centrale.
È necessario non disperdere le buone pratiche realizzate negli ultimi anni; si pensi ad esempio all’ingente struttura e alla complessità della realizzazione del PNSD – Piano Nazionale Scuola Digitale – che, precorrendo i tempi, implica un lavoro integrato di formazione sul campo, che oltre alla fase in presenza, innesti azioni di rielaborazione didattica, ricerca e sperimentazione in aula.
Un monitoraggio ragionevole
In tema di monitoraggio e raccolta delle buone pratiche scenderà in campo INDIRE, per raccogliere i materiali dei corsi e modellizzare strutture. È quindi importante non dedicare troppe energie a questo aspetto, perché sarà curato a livello centrale, ma è altrettanto importante che le scuole conoscano tempestivamente gli aspetti centrali del monitoraggio per attrezzarsi ex ante e non ex post, come succede spesso nelle azioni di raccolta informazioni curate a posteriori. Sarà inevitabile una prima fase sperimentale di attuazione che vedrà scuole creative e modelli diversificati sul territorio nazionale.
Verso un nuovo modello di formazione
Il Piano di formazione costituisce una sfida al tempo stesso rischiosa e promettente, ma non si dovrà deformare il senso della Formazione in servizio del personale, disancorandola dai contesti e riducendola ad attestazioni di forma e non di sostanza.
L’accelerazione di procedure, bandi, scadenze e adempimenti rischia di polverizzare la forza innovativa di un modello di formazione che superi la tradizionale forma frontale e on-up/on-down cui ci siamo assuefatti negli ultimi anni. Tenere dritta la barra del senso e ragionare sui nodi fondanti è il compito delle scuole, in rete, per uno sviluppo di comunità professionali reali.