Ai nastri di partenza: tre, due, uno, pronti, via!
Il 4 ottobre è uscita, a firma del Direttore Generale Maria Maddalena Novelli, la nota MIUR n. 28515. Si tratta del quadro di riferimento del periodo di formazione e di prova per i docenti neo-assunti, il quale, a partire dal Decreto Ministeriale n. 850 del 27 ottobre 2015, previsto a sua volta dal comma 118 dell’art. 1 della Legge 107/2015, è stato ridisegnato in maniera significativa in molti dei suoi aspetti. Oltre 90.000 docenti hanno già sperimentato lo scorso anno il nuovo modello, il cui scopo principale è quello di dare alla formazione in ingresso una curvatura maggiormente professionalizzante e aderente al contesto educativo, organizzativo e gestionale nel quale il docente opera. Ora, la citata circolare ministeriale ripropone tale modello senza sostanziali modifiche anche per il 2016-17. Ne analizzeremo brevemente i tratti salienti, cercando di focalizzare in particolare le questioni aperte e gli aspetti su cui sarà necessario puntare nell’ottica del miglioramento e ricordando che proprio dall’anno di formazione dei neoassunti il neonato piano triennale per la formazione dei docenti prende decisamente e dichiaratamente spunto e vigorosa ispirazione.
Gli incontri in presenza: tappe di pianura, con percorsi da non sottovalutare
Una quota significativa delle 50 ore di formazione previste dall’art. 6 del DM 850/2015, e ribadite dalla nota 28515, è ancora composta da incontri in presenza; tuttavia, almeno nelle intenzioni degli estensori del piano, questi perdono quasi completamente il carattere routinario, generico e frontale che ne costituiva fino a un paio di anni fa la parte prevalente, acquistando in specificità e in partecipazione attiva. Ci si riferisce non tanto all’incontro propedeutico e a quello di restituzione finale (per quest’ultimo andrà comunque trovata una specifica connotazione), quanto alle attività laboratoriali. Per il docente infatti non si tratta più di frequentare una serie di incontri frontali, su tematiche di carattere generale e comunque scelte dall’Amministrazione, bensì di essere co-costruttore del proprio percorso formativo. La metodologia prevalente dovrà pertanto contemplare lo scambio professionale, la ricerca-azione, la rielaborazione e la produzione di sequenze didattiche, facilitate anche dal numero ristretto di corsisti (orientativamente non più di trenta per singolo laboratorio). In questo campo c’è probabilmente ancora tanta strada da fare; occorrerà dunque cambiare rapporto alla nostra bicicletta immaginaria e porre un’attenzione particolare al reclutamento dei coordinatori di laboratori, che andranno individuati tramite avviso pubblico e che dovranno essere consapevoli – e chiaramente informati – che non si chiede loro una lezione frontale e trasmissiva.
Bilancio delle competenze e portfolio professionale: tappa a cronometro, ma non solo
Per la parte digitale della formazione la Direzione Generale per il personale scolastico si avvale, come negli anni precedenti, del contributo tecnico e di ricerca dell’INDIRE (http://www.indire.it/). Fino a un paio di anni fa la formazione on-line consisteva nello svolgimento di attività e/o nell’elaborazione di testi afferenti a diverse aree tematiche, disciplinari o trasversali. Ora l’intento della piattaforma, nonché la sua struttura e i suoi contenuti, sono decisamente cambiati. Non si tratta più di svolgere compiti e attività “neutre”, bensì di riflettere sulla propria professionalità e sul proprio operato mediante la costruzione di un portfolio che raccolga e documenti diversi aspetti del proprio passato e presente, e che funga da meta-riflessione e da volano per la futura carriera professionale.
Non esiste più quel testo prevalentemente teorico, che non a caso, anche se impropriamente, qualcuno denominava “tesina”. Ora è l’operatività didattica ad essere al centro dell’auto-riflessione e del confronto con il tutor. È infatti su due attività che il docente è chiamato a redigere il proprio portfolio professionale, un articolato documento, composto di parti testuali e di vari formati di file, che ha l’intento di favorire la riflessione e la consapevolezza del proprio habitus progettuale.
Il portfolio, inteso come ricostruzione ragionata delle tappe più significative della propria esperienza, prende l’avvio dalla compilazione del bilancio iniziale delle competenze, novità assoluta del 2015-16. Tale strumento che, anche con l’aiuto del tutor, va letto e interpretato in chiave diacronica e inquadrato in una prospettiva di crescita e di sviluppo, è stato al centro di un diffuso e vivace dibattito, tanto che INDIRE è già al lavoro, anche con una serie focus group sul territorio, con l’intento di migliorarlo, semplificarlo, eliminarne alcune ridondanze e renderlo più aderente ai bisogni degli insegnanti.
Tutor e neoassunti: rettilinei, gran premi della montagna e lavoro di squadra
Ah, il tutor! Figura strategica e fondamentale da sempre, ma ancora di più a partire dal DM 850, che gli dedica l’intero art. 12 (la nota 28515/2016 un intero paragrafo), specificandone le caratteristiche, le funzioni, i compiti, stabilendo che gli sia riconosciuto un compenso economico e suggerendo che possa essere valorizzato nell’ambito dei criteri di cui all’art. 1, comma 127 della legge 107/2015. Sarà stato così nell’anno appena trascorso? Senza il supporto ancora di specifici monitoraggi, non possiamo che augurarci di sì. Sul tutor e sul suo ruolo di collega esperto, non necessariamente più “anziano” (la ricca e diffusa varietà di esperienze professionali non sempre coincide con l’età o con gli anni di insegnamento), occorre investire con convinzione risorse, energie, opportunità. È accertato che le attività di peer to peer sono state comunque quelle più apprezzate dai docenti, che ne chiedono addirittura una implementazione. Anche per dare corpo e spessore al ruolo di affiancamento, accompagnamento, supporto, facilitazione, collaborazione, sostegno, condivisione, l’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna, regione pioniera in questo campo, ha pianificato e posto in essere in questo avvio dell’anno scolastico, proprio per i tutor, percorsi di formazione dedicati e professionalizzanti in tutte le sue province.
Partire col giusto rapporto e pedalare decisi, in vista del traguardo
Dunque, la nostra immaginaria bicicletta è oliata e pronta alla partenza. Sarà utile durante il tragitto registrare regolarmente il veicolo, fare tesoro di necessarie pause rigeneranti e mettere in atto un fondamentale gioco di squadra; pertanto auguriamo un sincero buon lavoro ai soggetti a vario titolo coinvolti in questa corsa a tappe, che dovranno collaborare e creare preziose sinergie:
– Ai docenti neoassunti, in primis, che saranno al centro dell’azione formativa;
– Ai tutor e al loro importante ruolo, che dovrà essere sempre più valorizzato e riconosciuto;
– Ai Dirigenti scolastici e al loro compito culturale e di garanzia giuridica;
– Al MIUR, agli Uffici scolastici regionali, agli staff di supporto e agli uffici di ambito territoriale, cui spettano azioni di indirizzo, di coordinamento, di supporto, di sostegno, di organizzazione e di accompagnamento;
– Alle scuole polo per la formazione già individuate nel 2015, cui viene prorogato il mandato anche per quest’ anno;
– Ai coordinatori di laboratorio, che dovranno, laddove non lo abbiano già fatto, innovare strumenti e metodologie di formazione;
– Ai dirigenti tecnici, cui spetta un ruolo ben definito nel caso di ripetizioni del periodo di formazione e di prova;
– A INDIRE e alla sua mission di ricerca, innovazione, sviluppo continui.
Buona pedalata a tutti!