Qualche considerazione generale sul Rapporto INVALSI 2016
Partono tutti allo stesso livello nella padronanza degli apprendimenti in italiano e in matematica gli allievi italiani, ma con il progredire del percorso scolastico si accentuano le differenze tra le aree geografiche del Paese, con risultati elevati al Nord, gradualmente più bassi al Sud e nelle Isole, intorno alla media al Centro.
Il Rapporto sulle rilevazioni nazionali INVALSI conferma il quadro già manifestato gli anni scorsi, pur con qualche novità.
I bambini di scuola primaria si situano intorno alla media nazionale (rapportata al valore 200) pressoché in tutte le regioni, con qualche minima variazione nei livelli superiori o inferiori. Del resto soprattutto la prova di seconda primaria ha davvero lo scopo di testare il livello di partenza, in una classe in cui gli alunni dovrebbero avere acquisito le prime strumentalità, ma non ancora abilità tali da manifestare differenze rilevanti tra contesti culturali, sociali, economici, o semplicemente fra scuole differenti.
In classe quinta questa sostanziale omogeneità viene confermata. Questa è la prima novità rispetto agli anni precedenti, quando già al termine della scuola primaria si rilevavano differenze tra macro-aree geografiche, a scapito delle regioni del Sud e delle Isole (ma anche del Lazio). Quest’anno si conferma il progressivo avanzare, iniziato da un paio d’anni, dei risultati delle Marche, ormai del tutto paragonabili a quelli del Nord, eguagliati per la prima volta anche dall’Umbria. Il Lazio, che negli anni scorsi faceva registrare valori sotto la media nazionale, si situa quest’anno sul valore centrale. Tale situazione migliora complessivamente le performance di tutto il Centro Italia, riducendo la forbice che lo separava dalle regioni settentrionali.
È la scuola secondaria di primo grado che segna la demarcazione tra Nord e Sud. Mentre gli alunni del Nord, in particolare Lombardia, provincia Autonoma di Trento, Veneto, Emilia Romagna, si elevano significativamente dalla media nazionale, le regioni del Sud e delle Isole se ne distaccano in senso negativo, sia in italiano che in matematica. Le maggiori criticità si rilevano in Campania, Calabria, Sicilia e, per quanto riguarda la matematica, anche in Sardegna.
Il Centro? Fa il “centro”, ma delle quattro regioni che lo rappresentano Marche e Umbria sono significativamente sopra la media nazionale, mentre Toscana e Lazio non se ne distanziano.
Questa tendenza si accentua ulteriormente nella classe seconda della scuola secondaria di secondo grado, con le regioni del Nord che migliorano ulteriormente i propri risultati in italiano e matematica. Rispetto alla scuola secondaria di primo grado, al Nord registriamo i maggiori successi, oltre che in Veneto, Lombardia e Trentino, anche in Friuli Venezia Giulia e, per quanto riguarda la matematica, in Piemonte. L’Emilia Romagna, pur mantenendo livelli più elevati rispetto alla media nazionale, non se ne distacca in modo significativo. Le regioni centrali si collocano tutte sulla media nazionale; le regioni del Sud e delle Isole sono sistematicamente su valori inferiori.
Anche il fenomeno del cheating, pure presente ancora in alcune regioni, appare in regresso.
Rispetto alle differenti abilità interessate dalle prove, complessivamente, secondo le elaborazioni INVALSI, gli alunni italiani manifestano maggiori difficoltà a districarsi nei testi espositivi, argomentativi e discontinui, rispetto ai testi narrativi. Probabilmente i testi dove si registrano le maggiori incertezze sono anche quelli meno approfonditi con sistematici lavori di comprensione e produzione nella quotidianità scolastica. Ciò rappresenta una criticità, poiché queste tipologie testuali sono quelle più utilizzate nei testi di studio, ma anche nella quotidianità dell’interazione sociale, e la loro padronanza rappresenta, quindi, un rilevante indicatore di competenze metacognitive, sociali e civiche.
Nelle prove di Matematica è stato dato ampio spazio ai quesiti di argomentazione e di rappresentazione di strategie risolutive, collegati ad ambiti di competenza strategici. I risultati conservano ampie zone di criticità, confermando la necessità di innovare la didattica verso compiti non esclusivamente di conoscenza o di applicazione di procedure, ma soprattutto di individuazione e soluzione di problemi e di argomentazione riflessiva sulle strategie adottate.
L’INVALSI informa che le prove di quest’anno sono state ancora di più collegate, nella formulazione degli item, ai traguardi fissati dalle Indicazioni Nazionali del primo ciclo e dalle Linee Guida sull’obbligo di istruzione. Tale collegamento è esplicitato nelle Guide alla Lettura delle prove pubblicate dall’Istituto.
Per la prima volta quest’anno l’INVALSI ha misurato il “valore aggiunto”, ovvero l’apporto che la scuola, con il proprio lavoro, ha dato al miglioramento degli apprendimenti, al netto delle variabili personali e di contesto dei singoli alunni. In pratica sono state isolate le variabili di natura economico-sociale e personale (sesso, provenienza, condizione) e si è registrato l’incremento di apprendimento rispetto alla rilevazione precedente, che si suppone, a questo punto, doversi esclusivamente alla scuola. L’analisi dei risultati mostra scuole che apportano un valore aggiunto positivo, ovvero contribuiscono efficacemente allo sviluppo degli allievi, e scuole con valore aggiunto negativo, che sembrerebbero addirittura penalizzare lo sviluppo degli alunni. Le scuole con valore aggiunto positivo sono distribuite sul territorio nazionale con maggiore uniformità rispetto a quelle con valore aggiunto negativo, concentrate al Sud e nelle Isole, soprattutto a partire dalla scuola secondaria di primo grado.
Altre considerazioni generali: le femmine si confermano più abili in italiano, i maschi in matematica, dove la differenza si accentua nei livelli più alti di risultato. Ciò conferma l’urgenza di didattiche delle discipline che tengano conto delle differenze di genere, per non disperdere potenzialità e risorse preziose per la comunità.
Gli alunni di origine non italiana mantengono risultati inferiori agli italiani in tutti i gradi di scuola; tuttavia, soprattutto per gli alunni stranieri di seconda generazione, tali differenze sono meno sensibili al Nord e tendono a ridursi con il progredire del percorso di studi, fin quasi ad azzerarsi in matematica nella secondaria di secondo grado.
Gli alunni anticipatari, dopo una certa difficoltà nei primi anni, mantengono un leggero vantaggio rispetto ai compagni nella scuola secondaria. Resta sempre da valutare quanto questo vantaggio possa essere ricondotto al contesto socio-economico di appartenenza, e quanto possa essere costato in termini di pressione al risultato; ma queste restano mere considerazioni personali di chi scrive.
Gli alunni posticipatari (quelli che, per ragioni diverse, si collocano in classi precedenti rispetto all’età anagrafica) conservano per tutto il percorso un notevole svantaggio rispetto ai compagni, mostrando di non aver ottenuto alcun beneficio dal ritardo nel percorso. Ciò indurrebbe ad una riflessione sulla reale utilità delle non promozioni, in assenza di proposte didattiche alternative rispetto a quelle già sperimentate e che si siano rivelate non proficue.
(Dati e tabelle sono desunti dal Rapporto Risultati INVALSI 2016, Rilevazioni Nazionali degli apprendimenti 2015-16, reperibile su www.invalsi.it)